La crisi degli sfollati dal Nagorno-Karabakh sta mettendo a rischio la sopravvivenza dei cristiani armeni, lanciando un allarme per un possibile sterminio. Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs-Italia), ha sottolineato che l’organizzazione è vicina alle vittime di questa ingiustificata aggressione, in particolare ai cristiani armeni, che rischiano di essere colpiti duramente.
La guerra per il controllo del Nagorno-Karabakh nel 2020 ha già dato segnali preoccupanti, ma la situazione è peggiorata drasticamente a fine settembre di quest’anno. Monteduro ha spiegato che al momento degli scontri, 36.000 armeni erano stati costretti a lasciare la regione contesa, mentre altri 120.000 vivevano in condizioni drammatiche. Il blocco del “Corridoio di Lachin” da parte dell’Azerbaigian ha aggravato la situazione, impedendo l’arrivo di beni essenziali per la sopravvivenza dei cristiani armeni.
Inoltre, le tensioni tra musulmani e cristiani sono rimaste alte, portando a numerose atrocità e alla distruzione di chiese e luoghi sacri. Secondo Monteduro, le notizie che arrivano dalla regione testimoniano la continua distruzione deliberata di un’intera popolazione. Il presidente azero, Ilham Aliyev, ha dichiarato conclusa l’operazione il 20 settembre, affermando di aver raggiunto l’obiettivo di neutralizzare le cosiddette “unità armene illegali” e ottenuto la piena sovranità sull’area, che intende trasformare in un “paradiso”.
Tuttavia, l’ambasciatore armeno, Andranik Hovhannisyan, ha denunciato di fronte al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, che l’Azerbaigian sta effettuando una “pulizia etnica” e commettendo un “crimine contro l’umanità”. Ha sottolineato che la situazione non è solo un conflitto, ma un grave crimine che richiede un intervento a livello internazionale.
In conclusione, la situazione nel Nagorno-Karabakh è estremamente preoccupante per la sopravvivenza dei cristiani armeni, che rischiano di essere soggetti a uno sterminio. L’Acs-Italia e altre organizzazioni stanno seguendo da vicino gli sviluppi della crisi, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedendo un intervento internazionale per fermare questa tragedia umanitaria.