La splendida Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, situata nella pittoresca Piazza del Popolo a Roma, si è trasformata in una cornice d’arte temporanea allestendo una delle mostre più acclamate e visitate degli ultimi tempi. Fino al 31 agosto 2024, “Marco Manzo a Santa Maria dei Miracoli”, organizzata da “Il Cigno GG Edizioni”, rappresenta un punto di riferimento nel panorama culturale della capitale per affluenza e interesse socioculturale.
Mostra di Marco Manzo a Santa Maria dei Miracoli: Opere e Significato
L’esposizione comprende opere in marmo bianco di Carrara e installazioni significative come “La Maddalena pacificata” e la “Croce gloriosa dei miracoli“, ora parte del patrimonio artistico permanente della chiesa. Questa mostra non solo arricchisce l’offerta culturale della città, ma stimola anche una riflessione sul ruolo dell’arte contemporanea nella spiritualità e nella vita comunitaria.
Supporto Istituzionale
La mostra a Santa Maria dei Miracoli è stata fortemente voluta dal rettore della Chiesa, padre Ercole Ceriani; incontrando il sostegno convinto di monsignor Daniele Libanori, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma per il settore centro, l’approvazione di mons. Giuseppe Lorizio, direttore dell’ufficio cultura, nonché l’approvazione dell’ufficio liturgico del Vicariato di Roma. Ha ottenuto l’autorizzazione della Soprintendenza dei Beni Culturali. Monsignor Giuseppe Lorizio, ha espresso il suo convinto sostegno all’iniziativa di padre Ercole Ceriani, rettore della chiesa di Santa Maria dei Miracoli di accogliere un allestimento dello scultore tatuatore Marco Manzo.
Riflessione e Accoglienza
«Alla vigilia della settimana di passione e della celebrazione del mistero pasquale le sculture certamente hanno aiutato la riflessione orante dei fedeli e dei visitatori, che, in un contesto di violenza e sopraffazione come l’attuale, presentano mani che assalgono e mani che implorano, culminando nella suggestiva scultura della Maddalena riconciliata che sarà la prima testimone del Risorto. La Chiesa è amica dell’arte e non ripugna nessuna forma estetica autentica, neppure il tatuaggio».
Intervista a Monsignor Giuseppe Lorizio, Direttore dell’Ufficio Cultura del Vicariato di Roma
La Chiesa ha sempre storicizzato, conservato e valorizzato e commissionato le opere d’arte. Come mai la scelta di un’installazione di un artista contemporaneo come Marco Manzo?
In genere siamo abituati a contemplare nelle nostre splendide chiese opere di artisti appartenenti ad altre epoche storiche, più difficilmente incontriamo lavori contemporanei o vicini nel tempo. Eppure i grandi geni del passato lavoravano nel loro tempo e quindi erano contemporanei alle loro installazioni anche in ambiente ecclesiale. È quindi particolarmente urgente ospitare e promuovere forme d’arte e artisti che appartengono al nostro tempo e quindi possono interpellare da vicino le attese e i bisogni delle donne e degli uomini di oggi.
Ultimamente, Manzo è stato al Metropolitan Museum di New York dove si è tenuta una lectio magistralis sull’artista e sul suo percorso. Cosa dice questo sull’importanza e la rilevanza internazionale delle installazioni alla Chiesa di Santa Maria dei Miracoli?
Siamo nel cosiddetto “villaggio globale”, ma la bellezza da sempre attraversa le frontiere mostrandosi capace di interpellare non solo persone di epoche diverse, ma anche di luoghi lontani, con la sua “universalità”. La chiesa cattolica porta nel nome tale apertura a tutti gli uomini e a tutto l’uomo e dunque non può non rallegrarci il fatto che un artista nostrano possa godere di un apprezzamento internazionale e prestigioso come quello del Metropolitan.
Socialmente, questa mostra crede che abbia facilitato una frequentazione a questo luogo di culto da parte dei giovani, che si sa, amano i tatuaggi? Questo potrebbe riavvicinare i giovani alla chiesa?
Non ho dati concernenti i visitatori e la loro età. Certo non possiamo escludere il fatto che l’arte del tatuaggio possa interpellare soprattutto le giovani generazioni. A tal proposito abbiamo ben presente il tatuaggio che tradizionalmente veniva attuato in contesto devozionale credente (si pensi al santuario di Loreto), in quanto afferma un’appartenenza che si desidera rammemorare a se stessi e presentare ad altri. Appartenenza che significa anche fedeltà, in particolare per quel che concerne i tatuaggi indelebili.
Avete deciso di allungare gli orari di apertura per la molta affluenza?
Il messaggio che promana da questo allestimento ben si coniuga con la celebrazione ormai vicina del giubileo della speranza. Si tratta infatti di un percorso che mette in luce la conflittualità violenta, soprattutto verso le donne, ma approda ad una riconciliazione, nella Maddalena ai piedi della croce. Un messaggio per i singoli, ma anche per la nostra umanità chiamata a passare dai conflitti armati alla pace. E ciò può avvenire solo attraverso l’invocazione che alcune delle mani esprimono.
Quali sono i progetti del vicariato per il futuro, in particolare per la cultura?
Ci proponiamo soprattutto di essere presenti nel territorio non solo del centro città, ma oserei dire soprattutto delle periferie, sicché stiamo lavorando perché in ogni settore della diocesi ci sia un polo culturale attivo, capace di intercettare le istanze e i bisogni di cultura presenti nelle diverse fasce d’età. Oltre che sul versante artistico e letterario contiamo di impegnarci anche su quello del rapporto fra la fede cristiana e le forme del sapere propriamente scientifico con eventi che mettano in relazione tali ambiti, attraverso la teologia e le sue espressioni.