Morgan alza la voce: la polemica sulla cancellazione di Tony Effe divide il mondo della musica

Nel caos della musica italiana, un nuovo capitolo si è aperto con le recenti dichiarazioni di Morgan riguardo alla cancellazione del rapper Tony Effe dal concerto di Capodanno al Circo Massimo di Roma. Parole forti quelle dell’artista, che ha colto l’occasione per esprimere il suo disappunto non solo verso la scelta di escludere Tony Effe, ma anche per sottolineare la sua percezione di un’industria musicale sempre più distante dall’arte in sé.

La critica a Tony Effe e alla sua esclusione

Morgan non ha usato mezzi termini per descrivere come vede la situazione attuale. “Chi se ne fotte di Tony Effe? Se ci sia o no non cambia nulla,” ha affermato in un’intervista. Questa affermazione dimostra una certa indifferenza nei confronti delle polemiche che girano attorno alla figura del rapper, un legame che Morgan sembra ritenere più irrilevante che cruciale. Secondo l’artista, la questione non è tanto l’esclusione di Tony Effe, ma piuttosto l’inevitabile impatto che la sua presenza o assenza potrebbe avere sul grande pubblico.

Inoltre, Morgan ha sollevato una domanda importante: cosa realmente si perde nel cacciare qualcuno da un evento? Sottolinea che, a suo avviso, è necessario un attento bilanciamento tra l’arte e le reazioni a comportamenti ritenuti inadeguati. Ha voluto mettere in evidenza la sua esperienza personale, affermando di essere stato escluso innumerevoli volte, e di come chi lo ha escluso ha sempre subito conseguenze significative.

La solidarietà selettiva e la denuncia del sistema

Subito dopo, Morgan ha espresso il suo disappunto nei confronti di colleghi che, a suo avviso, hanno mostrato solidarietà solo nei confronti di Tony Effe, trascurando le sue stesse battaglie. In particolare, ha citato il caso di Jovanotti, definendo scandalosa la sua mancanza di sostegno nei confronti degli artisti “cacciati” come lui. La sua critica si estende a un intero sistema, che lui percepisce pigro e disattento verso il vero valore dell’arte.

L’artista ha descritto l’Italia come allineata con la figura del “Fantozzi“, un simbolo di mediocrità e ignoranza, suggerendo che non vi sia una reale comprensione del valore artistico. Se da un lato Tony Effe riesce a raccogliere visualizzazioni stratosferiche, dall’altro, le sue parole sembrano evidenziare una differenza di contenuti e profondità rispetto a quelli dei grandi maestri della musica.

L’arte e la censura: una questione di merito

Morgan ha affrontato una questione cruciale: la censura e il giudizio sull’arte. Ha messo in rilievo che un’arte deve sempre essere soggetta a valutazione critica. Se i testi di un artista risultano di bassa qualità, c’è una legittima ragione per cui non possano essere rappresentati su un palcoscenico importante. Tuttavia, ha voluto chiarire che non si dovrebbe mai giudicare la vita privata di un artista a scapito del suo lavoro e dei suoi meriti.

Ha parlato di esperienze personali di censura, rivelando come la sua carriera sia stata segnata da momenti di esclusione e come ciò abbia avuto un impatto devastante. Morgan ha sottolineato che, al di là delle questioni personali, è fondamentale che l’arte sia considerata separatamente da chi la produce. Ha invitato a riflettere su come ci si approcci ai nuovi artisti: non per la loro fama effimera ma per il loro reale valore artistico.

Chiusura riflessiva sulla cultura musicale

Infine, Morgan ha invitato a guardare la vicenda di Tony Effe da una prospettiva più ampia. Secondo lui, è inaccettabile pensare di essere “eroi” in un paese che, a suo avviso, è carente di cultura artistica. Ha citato le parole di Battiato per esprimere l’idea che sia meglio essere circondati da persone di talento piuttosto che considerarsi geniali in un contesto di mediocre concentrazione. Con questa frase, l’artista ha voluto sottolineare la necessità di un’educazione culturale più profonda, invitando a riflettere su che tipo di arte si vuole promuovere e sostenere nel futuro.