Un referendum non vincolante si sta svolgendo in Moldova per valutare l’inclusione nella Costituzione del traguardo dell’adesione all’Unione Europea. I risultati preliminari, diffusi dalla Commissione elettorale, evidenziano una preferenza per il “no”, con il 56% dei voti contro il 44% a favore. Sebbene il risultato attuale possa apparire sorprendente, è ancora prematuro trarre conclusioni definitive poiché rimangono da conteggiare numerosi voti, in particolare nella capitale Chisinau, dove il supporto per l’integrazione europea è tradizionalmente più forte.
Con oltre il 40% delle schede scrutinate, il referendum ha rivelato una predominanza dei voti contrari all’obiettivo di adesione all’Unione Europea. Questo esito, se confermato, solleverebbe interrogativi sulle future politiche della Moldova e sul sostegno popolare verso l’integrazione europea. I risultati parziali sono stati resi pubblici dalla Commissione elettorale e mostrano un chiaro divario tra le posizioni degli elettori. Il risultato finale potrebbe variare significativamente a seconda dei voti ancora da conteggiare, in particolare nella regione della capitale, dove storicamente si registra un maggiore supporto per l’orientamento pro-europeo.
Il referendum si inserisce in un clima politico teso, con la dimensione della geopolitica regionale che giocherà un ruolo cruciale nelle scelte future della Moldova. La decisione di ribadire il proprio percorso di integrazione europea nella Costituzione è una mossa significativa, riflettendo l’intenzione della leadership di intensificare la cooperazione con l’Unione Europea, nonostante la resistenza di segmenti della popolazione. I risultati finali del referendum saranno fondamentali per delineare il percorso politico del paese nei prossimi mesi.
Nel contesto politico moldavo, la presidente uscente, Maia Sandu, sta mantenendo una posizione di leadership anche nel primo turno delle elezioni presidenziali, in corso adesso. Con oltre il 40% delle schede scrutinate, Sandu ha raccolto circa il 35% dei consensi. Il suo regno si è caratterizzato per la spinta verso l’integrazione europea e per le riforme economiche e politiche, che hanno cercato di risanare il paese da anni di instabilità e corruzione.
Il principale sfidante alle elezioni presidenziali di quest’anno è Alexandr Stoianoglo, ex procuratore di 57 anni, sostenuto dai socialisti filo-russi. Anche lui ha sorpreso con performance superiori alle attese, con quasi il 30% dei voti. L’esito di queste elezioni sarà un test cruciale per il futuro della Moldova e il ruolo che le forze filo-russe potrebbero esercitare nel determinare gli orientamenti politici del paese, specialmente in un periodo di crescente tensione geopolitica in Europa orientale.
Il ballottaggio previsto per il 3 novembre rappresenterà una fase decisiva, visto che i cittadini saranno chiamati a esprimere la loro preferenza in un momento in cui le dinamiche internazionali influenzano la politica interna. La partecipazione elettorale e il sostegno alla presidente Sandu o a Stoianoglo determineranno se il paese proseguirà lungo il sentiero di avvicinamento all’Unione Europea o se adotterà posizioni più vicine alla Russia.
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