In Italia e nel resto del mondo, le donne sono oggetto di un attacco continuo, un fatto ormai evidente a tutti. Tuttavia, le radici della battaglia degli “uomini contro” sono spesso poco chiare e sorprendenti. È per questo che leggere il nuovo saggio di Mirella Serri, intitolato “Uomini contro. La lunga marcia dell’antifemminismo italiano”, è estremamente importante. Il libro rivela come l’avversità strutturata e addirittura ideologizzata degli uomini di destra e sinistra verso le donne abbia radici profonde.
Il saggio di Serri racconta la storia del dopoguerra italiano dal punto di vista femminile e delle difficoltà che le italiane hanno dovuto affrontare. È la narrazione di un nemico oscuro e poco conosciuto, che si è infiltrato nella propaganda, nelle istituzioni politiche, nelle teorie diffuse e sui giornali. È la storia degli “uomini contro”, avversari più o meno dichiarati, che hanno ostacolato l’emancipazione delle donne a tutti i livelli.
“Uomini contro” racconta anche la storia di alcune donne eccezionali, come Carla Capponi, una partigiana decorata con la medaglia d’oro al valor militare. Capponi rappresenta l’esempio di come anche nei Gruppi di Azione Patriottica non ci fosse spazio per la parità di genere. Oltre a combattere contro l’invasore tedesco, le donne dovevano affrontare la resistenza dei loro “compagni” di lotta, che le consideravano solo delle “finte fidanzatine”. Capponi fu una delle protagoniste dell’attentato di Via Rasella e dimostrò sempre il suo coraggio.
Anche Nilde Iotti, la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Camera nel 1979, è un esempio di donna che ha lottato per l’emancipazione femminile. Nonostante volesse essere chiamata al maschile, Iotti si trovò ad affrontare l’opposizione anche all’interno del suo stesso partito. Persino Enrico Berlinguer si oppose alla sua nomina a capo della Commissione femminile. La storia si ripete sia a destra che a sinistra, e le scuse degli uomini per negare l’uguaglianza sono sempre le stesse, basate su pregiudizi medievali sulla scarsa affidabilità e sugli sbalzi d’umore.
Il libro di Serri dimostra che l’odio verso le donne è ciclico e ritorna in modo drammatico, come dimostra il terribile capitolo sull’influenza di Julius Evola su una parte della destra italiana, culminata nel massacro del Circeo. Dopo il periodo del femminismo degli anni ’70, si è verificato un passo indietro durante l’era di Silvio Berlusconi, con l’idea della mercificazione delle donne che è ancora attuale, come dimostra il recente scandalo dei vitalizi delle ragazze che frequentavano le feste nella sua villa.
In definitiva, il libro di Mirella Serri va letto per comprendere appieno la storia dell’antifemminismo italiano e per riflettere sul lungo cammino ancora da percorrere per raggiungere l’uguaglianza di genere.