Milano piange la scomparsa del giudice Giovanna Ichino, pioniera nella battaglia per i diritti dei migranti

La scomparsa di Giovanna Ichino, avvenuta a Milano all’età di 73 anni, segna una perdita significativa per la giustizia italiana. Il suo operato, caratterizzato da una particolare sensibilità verso i temi sociali e dai diritti umani, l’ha resa una figura di riferimento nel panorama giudiziario. È nota per aver preso a cuore le sorti di molti migranti, portando alla luce con le sue sentenze le atrocità che si verificano nei campi di detenzione in Libia. Ichino ha sempre mostrato un forte impegno contro le ingiustizie.

Un percorso professionale ricco di impegno

Giovanna Ichino ha iniziato la sua carriera come avvocato prima di essere trasferita al Palazzo di Giustizia di Milano nel 1977, intraprendendo il cammino di magistrato. Durante gli anni ha ricoperto differenti ruoli, dal settore civile a quello penale, dimostrando versatilità e dedizione. La sua carriera al Tribunale di Milano è stata particolarmente fruttuosa e intensa, con esperienze che l’hanno vista operare in Corte d’Assise e all’ufficio gip, dove è stata coinvolta nelle inchieste che hanno scosso l’Italia, come la celebre Mani Pulite.

Nel corso della sua carriera, Ichino ha coordinato numerose indagini di rilevante importanza. Tra queste si annoverano i casi riguardanti tangenti e irregolarità nella pubblica amministrazione. A lungo, la sua azione si è concentrata sulla promozione della legalità, facendo della giustizia non solo un diritto, ma un dovere. Ha guidato indagini su varie sponsorizzazioni e appalti pubblici, contribuendo a far luce su pratiche illecite che danneggiavano la collettività.

La lotta per i diritti umani

Uno degli aspetti più significativi del lavoro di Giovanna Ichino è stato il suo impegno per i diritti dei migranti. La sua notoria sentenza del 2017 è stata un punto di riferimento nella lotta contro il traffico di esseri umani e la violazione dei diritti dei rifugiati. Ha presieduto un processo in cui un giovane di origine somala è stato condannato per orribili crimini contro i migranti, evidenziando le violenze oppure le torture inflitte a centinaia di esseri umani in Libia.

Questa sentenza ha suscitato ampio dibattito e ha messo in evidenza la necessità di una maggiore attenzione alle condizioni di vita e alle violazioni dei diritti umani nei contesti di detenzione. Ichino ha lavorato con la ferma convinzione che tali pratiche non dovessero essere tollerate, sottolineando il dovere morale e legale di proteggere i più vulnerabili.

La sua eredità nella magistratura

Prima di ritirarsi, Giovanna Ichino ha ricoperto il ruolo di Vice Presidente Vicario della Scuola Superiore della Magistratura, contribuendo alla formazione delle nuove generazioni di magistrati. La sua dedizione alla giustizia e al rispetto dei diritti umani ha ispirato molti colleghi e professionisti del settore. Diversi giudici e magistrati che hanno avuto il privilegio di lavorare al suo fianco l’hanno descritta come una figura di grande spessore umano e professionale.

Il suo approccio ai processi è stato sempre caratterizzato da una particolare attenzione ai diritti di tutte le parti coinvolte, riflettendo un equilibrio che di rado si trova nei tribunali. Ichino verrà ricordata non solo per i suoi successi professionali, ma anche per l’umanità che ha portato nell’ambiente giuridico, contribuendo a fare della giustizia un valore universale. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel mondo della giustizia e nell’impegno per una società più equa.