Il Papa, parlando agli Incontri del Mediterraneo a Marsiglia, sottolinea che coloro che rischiano la vita in mare non sono degli invasori, ma cercano accoglienza. Il mare Mediterraneo grida giustizia, con un lato caratterizzato da ricchezza e spreco e l’altro da povertà e precarietà. Francesco ricorda che questa situazione non è una novità degli ultimi anni e che la Chiesa ne parla da oltre cinquant’anni. Sottolinea che il criterio principale non può essere il mantenimento del proprio benessere, ma la salvaguardia della dignità umana. Invita a non considerare i rifugiati come un peso, ma come doni, e a lasciarsi toccare dalla loro storia. Lancia un monito affinché si prevenga un naufragio di civiltà e a non chiudersi nell’indifferenza. Afferma che la soluzione allo sfruttamento umano non è respingere, ma garantire un numero sufficiente di ingressi legali e regolari, sostenibili attraverso un’accoglienza equa da parte dell’Europa, in collaborazione con i paesi d’origine. Sostiene che la chiusura degli occhi e il tentativo di “salvarsi” porteranno solo a tragedie future. L’integrazione, anche se faticosa, è lungimirante e prepara il futuro. L’assimilazione, invece, fa prevalere l’idea sulla realtà e porta alla ghettizzazione e a ostilità. Infine, sottolinea che abbiamo bisogno di fraternità come del pane e che dobbiamo sostenere noi stessi nutrendo di speranza i più deboli, accogliendoli come fratelli.