Medici di medicina generale in stato di agitazione: richiesta di riforme urgenti per il settore

I medici di medicina generale dichiarano stato di agitazione per il ritardo nell’approvazione dell’Accordo Collettivo Nazionale e chiedono risorse adeguate per migliorare l’assistenza sanitaria e le condizioni lavorative.
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Il Consiglio Nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha annunciato lo stato di agitazione durante l’82esimo congresso nazionale tenutosi a Villasimius. Questa decisione, già anticipata nelle settimane precedenti, è il risultato di preoccupazioni relative al ritardo nella definizione di un atto di indirizzo fondamentale per l’approvazione dell’Accordo Collettivo Nazionale per il periodo 2022-2024. Inoltre, l’assenza di risorse addizionali per il potenziamento della politica sanitaria, in particolare per l’assistenza di prossimità, ha sollevato forti preoccupazioni tra i medici di famiglia.

Le ragioni dello stato di agitazione

Nel contesto della pandemia e delle mutate esigenze sanitarie della popolazione, i medici di medicina generale si trovano a fronteggiare sfide senza precedenti. Nonostante l’importanza cruciale che la loro funzione riveste all’interno del Servizio Sanitario Nazionale , il segretario nazionale Silvestro Scotti ha sottolineato come la situazione attuale sia insostenibile. L’assenza di un atto di indirizzo basato su dati recenti e coerenti ostacola il percorso verso la firma dell’Acn e limita le opportunità di riforma del sistema sanitario.

Secondo Scotti, la programmazione attuale non basta. La visione si ferma al 2026 e questo limita seriamente le possibilità di migliorare la qualità del servizio. La Fimmg rileva che la mancanza di un quadro normativo aggiornato si traduce in difficoltà tanto per la categoria dei medici quanto per l’intero sistema sanitario, pregiudicando il servizio offerto ai cittadini. La necessità di un intervento immediato per delineare l’atto di indirizzo decisivo è diventata quindi di primaria urgenza.

Mobilitazione e coinvolgimento provinciale

La Fimmg ha deciso di avviare una mobilitazione a livello nazionale, coinvolgendo le sezioni provinciali in assemblee per discutere le prossime azioni. Il segretario generale ha ribadito l’importanza di ottenere risposte concrete e tempestive da parte delle istituzioni competenti, in particolare dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalla Conferenza delle Regioni. La mobilitazione è vista come un passo necessario per avviare un dialogo utile a risolvere problemi che hanno un impatto decisivo sulla qualità dell’assistenza sanitaria.

Un tema centrale da trattare è l’integrazione della telemedicina e la digitalizzazione dei servizi. Scotti ha sottolineato la necessità di nuove risorse per la medicina territoriale e di una gestione più efficiente del lavoro dei medici di famiglia. È fondamentale organizzare il lavoro in gruppi di assistenza, che possano garantire un accesso più diretto e professionale per i pazienti, supportato da personale adeguato e strumenti diagnostici aggiornati.

Le richieste dei medici di medicina generale

I medici di medicina generale, come sottolineato da Scotti, affrontano sfide economiche significative. Attualmente, si trovano a gestire un carico di spese professionali senza ricevere un adeguato supporto finanziario. Lo stipendio attuale è allineato ai costi della vita del 2021, ma deve fare i conti con un’inflazione crescente che pesa sulle loro spalle. “Non siamo stati chiamati a essere eroi durante la pandemia e non abbiamo intenzione di diventare vittime sacrificali ora”, ha affermato Scotti.

La risoluzione della situazione richiede un intervento decisivo da parte delle autorità competenti. Le richieste avanzate dalla Fimmg si concentrano sulla necessità di una revisione contrattuale che garantisca condizioni di lavoro dignitose e adeguate supporto alle esigenze attuali. Solo così sarà possibile affrontare le sfide del presente e del futuro, assicurando una salute migliore per la popolazione.

In assenza di misure concrete nei prossimi mesi, il sindacato ha dichiarato la propria disponibilità a organizzare scioperi, sottolineando che il benessere dei cittadini deve essere la priorità assoluta per le istituzioni.