“Mio padre ha avuto la possibilità di studiare, di lavorare e perfino di chiedere la grazia al presidente della Repubblica. Io da quel giorno sono condannato all’ergastolo del dolore. Non posso chiedere la grazia a nessuno. Me lo tengo e ci camperò per tutta la vita”. Queste sono le parole di Giuseppe Del Monte, uno degli orfani speciali, che ha vissuto sulla propria pelle gli effetti devastanti dei femminicidi. Oggi ha 46 anni, ma il 23 luglio del 1997, quando ne aveva 19, suo padre Salvatore uccise sua madre, allora 51enne, ad Albizzate, in provincia di Varese, colpendola sette volte con un’accetta.
Giuseppe racconta che sua madre si separò dal marito quando lui aveva solo 13 anni, dopo 24 anni di matrimonio con un uomo violento. Purtroppo, dopo 5 anni di separazione, il mostro non accettò la fine della relazione e compì l’atroce gesto. “Una settimana prima andò ai carabinieri per dire ‘guardate che questo qui mi uccide’. E così avvenne”, racconta Giuseppe. Da quel momento, nulla è cambiato in Italia: nonostante una serie di leggi, ancora oggi ogni tre giorni una donna muore a causa della violenza di genere. Le donne non vengono protette e non ci sono interventi immediati. La stessa cosa vale per gli orfani, che non ricevono aiuto immediato dopo la tragedia. Per ottenere un misero rimborso di 300 euro, devono aspettare i tre gradi di giudizio. Queste briciole ed elemosine non sono ciò che meritano. Nel frattempo, devono dipendere da nonni, zii e associazioni che fanno miracoli, ma non è giusto che dipendano dall’associazione di turno.
Del Monte sottolinea che non esiste nemmeno un censimento degli orfani. “Lo Stato non ha protetto prima questi bambini, si prenda almeno carico degli orfani sin dal primo giorno”, afferma. Per 20 anni, è rimasto chiuso nel suo dolore, ha cambiato città, amici e ha raccontato che i genitori erano morti in un incidente stradale. Poi, cinque anni fa, un percorso di psicoterapia ha cambiato la sua vita. Da due anni, va nelle scuole a raccontare la sua storia, convinto che sia necessaria un’educazione affettiva nelle scuole. “Che cosa aspettano ancora? Spero lo facciano davvero”, conclude.
I dati ufficiali sugli orfani speciali sono scarsi. L’impresa sociale ‘Con i bambini’ ha scattato una fotografia parziale della situazione: su 157 orfani presi in carico dai progetti, uno su tre ha assistito all’uccisione della madre. Questi orfani sono più numerosi al Sud e il 74% dei beneficiari entra nel progetto tra i 7 e i 17 anni. Il 42% vive in famiglie affidatarie, il 10% vive in comunità e il 10% con una coppia convivente. Solo il 5% è stato dato in adozione. Tuttavia, l’83% delle famiglie dei beneficiari affronta grandi difficoltà economiche. Come afferma Giuseppe, “oltre ad essere assassini, sono anche ladri di sogni”. Lui stesso desiderava diventare chirurgo, ma non poteva permetterselo, quindi ora lavora come attrezzista di sala operatoria in ospedale.
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