Quante poesie sono state scritte nel corso della storia umana? Un numero incommensurabile, paragonabile solo al numero di stelle nella nostra galassia. Tuttavia, le poesie che ognuno di noi ha avuto modo di conoscere durante la propria vita sono solo una piccola parte di questo immenso universo poetico. Ma ora, questa manciata di sabbia si trasforma in un vero e proprio castello di versi, grazie all’opera curata da Nicola Crocetti e Davide Brullo: “Dimmi un verso anima mia – Antologia della poesia universale”. Questo volume, che conta oltre 1200 pagine, rappresenta un antidoto e una medicina per il desiderio insaziabile di poesia che alimenta le pagine dimenticate degli editori o il vasto mondo del web.
L’antologia propone un viaggio che parte dal caos primordiale della letteratura indiana antica, passando per la Mesopotamia con “La Saga di Gilgameš”, fino ad arrivare ai giorni nostri, al Terzo millennio, con una poesia del 2000 di Vera Linder. Durante questo percorso, vengono esplorate le opere degli antichi, del Medioevo, dei contemporanei e del Novecento. Il volume presenta un prezioso elenco di nomi e opere citate, che rappresenta un’importante testimonianza della vastità e della varietà della poesia universale. Non ha senso fare il gioco di chi è presente e chi è assente, perché l’obiettivo dell’antologia è quello di offrire un intreccio di versi lucenti che uniscono tradizione e innovazione, creando un viaggio senza meta tra giardini e deserti, notti stellate e gole profonde.
“Dimmi un verso anima mia” non è solo un’antologia poetica, ma anche un’opera profondamente politica. Come scrive Nicola Crocetti nell’introduzione, chiunque abbia scritto o scriva versi è consapevole dell’indifferenza del mondo verso questa forma d’arte, dell’ignoranza dilagante e della miseria culturale di molti uomini politici e di potere. Tuttavia, la poesia è necessaria e il modo migliore per difenderla è farla arrivare al maggior numero possibile di persone, ribadendone l’importanza e la bellezza. “Dimmi un verso anima mia” si pone come un’attestazione e un’istanza alle istituzioni e ai potenziali mecenati distratti affinché si risveglino dal loro torpore e rinvigorendino la gloriosa tradizione poetica italiana.
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