Long Covid: il legame tra calo di memoria e sintomi persistente

Dopo la pandemia, comprendere il meccanismo che scatena le sequele post-infezione resta la sfida di salute globale sulla quale stanno concentrando gli sforzi diversi gruppi di scienziati. Uno di questi team chiama in causa proprio la serotonina – o meglio una sua riduzione – come possibile spiegazione per le persistenti difficoltà di concentrazione, i problemi di attenzione e memoria e altri sintomi, spesso debilitanti, associati al Long Covid.

Lo studio

Il lavoro scientifico ha come punto di partenza un’osservazione dei ricercatori della Penn Medicine: le persone che si rivolgevano a una clinica dedicata al post-Covid avevano livelli più bassi di serotonina nel sangue rispetto alle persone che si erano completamente riprese dall’infezione. Anche i pazienti con Covid in forma acuta mostravano questa riduzione della serotonina nel sangue. I ricercatori si sono chiesti se l’infezione virale potesse abbassare i livelli di questa sostanza.

Cosa succede

In altre parole, succede che nell’intestino del topo viene ostacolato l’assorbimento del triptofano alimentare, un precursore chimico della serotonina presente in molti cibi, tra cui pesce e latticini. E risulta compromesso anche il trasporto della molecola attraverso le piastrine nel flusso sanguigno. Infine, appare anche potenziata l’attività di un enzima che scompone la serotonina. Questi tre fattori insieme fanno sì che si riducano i livelli di serotonina periferica.

Possibili soluzioni

I ricercatori potrebbero invertire questo deterioramento integrando la dieta degli animali con triptofano o somministrando loro l’antidepressivo fluoxetina, un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina che si ritiene agisca principalmente aumentando i livelli di serotonina nel cervello. Tuttavia, non sono state riscontrate differenze tra i topi trattati e quelli non trattati nei livelli di serotonina nel cervello, ma solo della serotonina nel sangue.

Opinioni contrastanti

Altri scienziati, commentando lo studio, osservano che il lavoro si basa principalmente su esperimenti sui topi, e che lascia diverse domande aperte. Il coautore Christoph Thaiss, Perelman School of Medicine, afferma che i risultati suggeriscono che una riduzione di questa serotonina “periferica” ​​che circola al di fuori del cervello e del midollo spinale influenzi l’ippocampo innescando l’effetto a cascata descritto. Un esperto di un altro ateneo, Jeffrey Meyer, neuroscienziato Università di Toronto, invece non è convinto del fatto che la riduzione della serotonina periferica possa spiegare i sintomi dei pazienti. Tuttavia, aggiunge, la scoperta di una riduzione del triptofano potrebbe essere “interessante e rilevante per il Long Covid”. È importante ricordare che esistono probabilmente più tipi di Long Covid, guidati da diverse cause profonde, osserva infine Akiko Iwasaki, immunobiologa della Yale School of Medicine. Un basso livello di serotonina può definire un tipo particolare, dice la scienziata, anche se è necessario ulteriore lavoro per sapere come ciò potrebbe causare sintomi cognitivi.

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