L’emergere di nuovi farmaci per il trattamento dell’obesità rappresenta una svolta significativa, che non si vedeva da decenni. Simona Bertoli, professore ordinario di nutrizione clinica e leader della Scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione all’Università Statale di Milano, ha discusso recenti sviluppi nella terapia dell’obesità in un’intervista con Adnkronos Salute. Questa nuova fase terapeutica si arricchisce dell’arrivo del tirzepatide, un farmaco che agisce su specifici recettori per offrire nuove speranze ai pazienti.
Tirzepatide: la nuova frontiera della terapia farmacologica
Il tirzepatide rappresenta una novità importante nel campo farmacologico dedicato all’obesità. Questo farmaco è in grado di agire su due recettori: il recettore per il peptide insulinotropico glucosio-dipendente e il recettore per il peptide 1 dell’intestino . La sua introduzione arricchisce l’arsenale terapeutico esistente, già composto da farmaci come liraglutide e semaglutide. La combinazione di queste molecole offre un’opzione promettente a quei pazienti che non hanno trovato beneficio con le soluzioni tradizionali di dietoterapia e chirurgia bariatrica.
Nel contesto della lotta contro l’obesità, Bertoli sottolinea che, oltre ai farmaci attuali, ci sono in fase di sviluppo ulteriori terapie, molte delle quali si trovano nelle fasi cliniche iniziali. Le ricerche attuali sottolineano come il panorama del trattamento per l’obesità si stia notevolmente ampliando, dando così una nuova speranza a chi vive questa complessa patologia.
Dalle diete alle terapie farmaceutiche: una panorama in evoluzione
Historicamente, il trattamento dell’obesità ha visto importanti cambiamenti nel corso degli anni. Fino a poco tempo fa, le opzioni terapeutiche si limitavano a diete, interventi chirurgici e cambiamenti nello stile di vita. La chirurgia bariatrica, sebbene efficace, era invasiva e non sempre rappresentava la soluzione ideale. Le diete a bassissimo contenuto calorico, come la Very Low-Calorie Ketogenic Diet , stentavano a ricevere l’attenzione che meritavano, nonostante studi recenti ne avessero confermato l’efficacia.
L’approccio farmacologico, nonostante gli ultimi sviluppi, rappresenta ancora una novità nel panorama terapeutico. La disponibilità di farmaci specifici per affrontare l’obesità è stata finalmente riconosciuta, e l’arrivo di tirzepatide segna un punto di svolta. Questi farmaci si posizionano come una soluzione intermedia tra la dieta e la chirurgia, aprendo nuove possibilità per i pazienti che non riescono a gestire l’obesità solo con modifiche dello stile di vita.
L’aspetto economico: sfide e opportunità per i pazienti
Uno dei nodi principali che rimane da affrontare riguarda l’aspetto economico dei trattamenti farmacologici. Attualmente, i farmaci per l’obesità come il tirzepatide sono a carico del paziente e le prescrizioni sono condizionate dalla diagnosi di altre patologie, come il diabete, per ottenere rimborsi. Bertoli mette in evidenza il problema dei costi, che si aggirano attualmente intorno ai 350 euro al mese. Questo costo rappresenta un ostacolo significativo per molte persone, specialmente per coloro che appartengono a fasce sociali più svantaggiate.
La mancanza di codici di esenzione specifici e l’assenza di livelli essenziali di assistenza dedicati all’obesità complicano ulteriormente la situazione. Sebbene la malattia sia stata riconosciuta come tale nel 2019, non sono state istituite misure sufficienti per garantire un accesso adeguato e sostenibile alle terapie per tutti i pazienti. Questi fattori hanno portato a una significativa diffidenza nei confronti del trattamento farmacologico, con un numero ridotto di pazienti disposti ad iniziare una terapia.
Cambiamento di atteggiamento per un futuro migliore
Una volta accettato il trattamento, gli esperti hanno notato un miglioramento nell’atteggiamento dei pazienti nei confronti della terapia farmacologica. Inizialmente, molti pazienti vedevano l’utilizzo dei farmaci come una sconfitta rispetto ai cambiamenti di dieta e stile di vita. Tuttavia, con la crescente evidenza scientifica riguardo all’efficacia e alla sicurezza di questi farmaci, la percezione si è evoluta. Studi recenti dimostrano che il trattamento farmacologico può portare a significativi miglioramenti nella salute generale, come la riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari associate all’obesità.
Nonostante ciò, i professionisti riportano che la prevalenza di sobrie accettazioni del trattamento rimane, con un numero inferiore di pazienti che optano per il farmaco rispetto a quelli che falliscono le diete. Inoltre, vi è necessità di un lavoro educativo e informativo per superare le remore e facilitare l’accesso a queste terapie promettenti.
Il tirzepatide si profila dunque come uno strumento chiave nel trattamento dell’obesità, con un potenziale notevole nel migliorare la qualità della vita dei pazienti e nel contribuire a un cambiamento dell’approccio alla gestione della patologia. Proseguendo i test clinici e formulando politiche sanitarie più inclusive, il cammino verso un trattamento più accessibile e efficace per l’obesità appare sempre più luminoso.