La pandemia ha radicalmente trasformato la nostra esistenza, mettendo a nudo fragilità e timori che molti di noi si trovano a dover affrontare quotidianamente. Le nuove generazioni, in particolare, si trovano immerse in un contesto di grande incertezza, colpiti da eventi mondiali e sfide ambientali che pesano sul loro presente e futuro. Ketty Vaccaro, direttore dell’area Welfare e Salute del Censis, ha messo in evidenza queste problematiche durante un evento che ha come obiettivo la promozione della salute e della socialità inclusiva. La seguente analisi esplora le dinamiche di questa angustiante realtà.
Attualmente, i giovani si trovano ad affrontare un livello di ansia e disagio mai visto prima. La guerra, i cambiamenti climatici e le incertezze economiche sono temi che influenzano profondamente il loro stato d’animo. Vaccaro sottolinea come questo sia dovuto alla condanna a una precarietà esistenziale, molto diversa da quella vissuta dalle generazioni precedenti, che potevano contare su certezze più solide riguardo al miglioramento delle proprie condizioni di vita. Negli anni passati, i giovani sognavano un futuro migliore rispetto a quello dei genitori; oggi, la realtà si presenta assai diversa.
Questo disagio collettivo si manifesta in una costante ricerca di stabilità e previsione, ma con poco successo. Ad aggravare la situazione è un clima di minacce e di vulnerabilità che, sebbene spesso invisibile, pesa come un macigno sulle spalle delle nuove generazioni, costrette a navigare in acque tempestose senza una rotta chiara. Si tratta di una sensazione di impotenza che non colpisce solo i giovani, ma permea vasti strati della società, generando un senso di insicurezza diffusa.
Vaccaro evidenzia anche un cambiamento significativo nel rapporto tra genitori e figli: mentre nell’era attuale i genitori tendono a fornire molteplici beni materiali ai loro ragazzi, vi è una crescente disattenzione nei confronti delle loro vere esigenze emotive e sociali. Questa apparente generosità non si traduce in un reale coinvolgimento. Le famiglie sembrano immergersi in una routine quotidiana caratterizzata da una socialità superficiale, dove il realismo delle interazioni umane è offuscato dalla tecnologia e dai social media.
L’effetto di questo distacco intergenerazionale si manifesta in un’assenza di comunicazione profonda. Nonostante ci si sforzi di soddisfare le esigenze materiali, manca una vera connessione emotiva. In molte famiglie, i giovani si sentono soli, anche in mezzo a una famiglia numerosa. Questo isolamento non fa che aumentare il loro senso di vulnerabilità e la difficile navigazione nella fase di crescita e costruzione della propria identità.
Un altro aspetto cruciale della discussione riguarda il peso dei social media nella vita dei giovani. Oggi, l’identità di una persona è frequentemente misurata attraverso like e approvazioni online, creando pressioni enormi per mantenere un’immagine perfetta e condivisibile. Vaccaro sottolinea come questo modello possa essere schiacciante, soprattutto per i più giovani, i quali si vedono continuamente spinti a dimostrare il loro valore attraverso modalità che spesso non riflettono la loro vera essenza.
Questo sistema di valutazione esterna è nocivo: implica che chi ha una personalità più fragile e insicura può trovarsi a vivere in uno stato di ansia costante, rendendo ulteriormente difficile il già complicato processo di formazione dell’identità. La cultura del “like” finisce per influenzare non solo gli adolescenti, ma anche gli adulti, contribuendo a un clima generale di incertezza. Lo sguardo esterno diventa quindi un peso che drena l’autenticità delle relazioni e delle esperienze, generando sentimenti di inadeguatezza e disagio.
Il messaggio di Vaccaro rappresenta un importante richiamo all’azione per la società, invitando a riflessioni più profonde sulla nostra responsabilità nel sostenere le nuove generazioni in questo contesto complesso e carico di incertezze.