“L’ex ministro azzurro Paolo Romani: Napolitano e il 2011, il presunto ‘golpe bianco’ è negato”

Roma. La morte del presidente emerito Giorgio Napolitano, a pochi mesi da quella dell’ex premier Silvio Berlusconi, traccia idealmente una linea con il recente passato, passato in cui a destra sono risuonate parole pesanti (per esempio “golpe bianco” a proposito del biennio 2010-2011, della fine dell’ultimo governo Berlusconi e dell’avvio del governo tecnico di Mario Monti). Ieri, però, Flavia Perina, ex deputata di An e giornalista, ha ricordato quei giorni definendo Napolitano “arbitro equidistante” e ha invitato la classe politica post-berlusconiana a “cancellare l’idea di complotto” e a valutare liberamente il percorso “dei due presunti arcinemici”. Paolo Romani, ex senatore di FI ed ex ministro dello Sviluppo Economico nel quarto governo Berlusconi, sottolinea che non c’è alcun collegamento tra i fatti del 2011 e la rielezione di Napolitano nel 2013, e che le dimissioni del premier, arrivate tre giorni dopo la nomina di Monti a senatore a vita, non erano scontate. Romani afferma inoltre che la caduta del governo Berlusconi non è stata causata da una strategia nascosta, ma da diverse concause come la lettera della Bce che chiedeva misure di austerità, le divergenze all’interno del governo e la stanchezza psicologica di Berlusconi a causa dei processi giudiziari e delle polemiche attorno alla manovra economica. Alla presidenza della Repubblica, di fronte alla mancanza di una maggioranza certa, ci fu una spinta verso una possibile soluzione della crisi. Nel 2013, Berlusconi votò per la rielezione di Napolitano, dimostrando di non credere alla tesi del complotto. Non è stato confermato se gli eventi avevano una precisa strategia o se Napolitano ha avuto un ruolo determinante nella caduta del governo Berlusconi.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *