Il recente report dell’Istat sull’evoluzione demografica in Italia mette in evidenza un quadro allarmante riguardo alla composizione della popolazione, rivelando che un bambino fino a cinque anni si trova ad affrontare una popolazione di 5,8 anziani ultra sessantacinquenni a livello nazionale. Questi dati offrono uno spaccato significativo della demografia italiana nel 2023, con implicazioni particolari su welfare, servizi e politiche sociali che meritano attenzione.
L’analisi dell’Istat mostra chiaramente come la popolazione stia progressivamente invecchiando. Se nel 2022 il rapporto era di 5,6 anziani per ogni bambino, nel 2023 questa cifra è aumentata, evidenziando un trend preoccupante. L’età media nazionale è salita a 46,6 anni, raggiungendo i 48 anni per le donne e i 45,2 anni per gli uomini. Una crescita della media di 0,2 anni rispetto all’anno precedente testimonia come la fascia adulta e anziana della popolazione stia aumentando costantemente, un fenomeno che si traduce in una crescente pressione sui servizi sociali e sanitari.
L’analisi prosegue con un dettaglio sulla distribuzione per fasce d’età: i giovani di età compresa tra 0 e 14 anni rappresentano solo il 12,2% della popolazione, una diminuzione rispetto al 12,4% del 2022. Al contrario, il segmento di popolazione compreso tra i 15 e i 64 anni si mantiene stabile al 63,5%. Il dato più allarmante, però, è il crescere degli ultra sessantacinquenni, che sono aumentati dal 24% al 24,3%. Questi numeri non solo evidenziano l’invecchiamento, ma pongono interrogativi cruciali sul futuro della forza lavoro e sulle politiche previdenziali.
L’invecchiamento della popolazione non colpisce in modo uniforme tutto il territorio italiano; variabilità e differenze territoriali emergono come fattori chiave da considerare. La Campania si distingue come la regione più giovane d’Italia con un’età media di 44,2 anni, un incremento rispetto ai 43,9 del 2022. Nonostante questo, anche nella regione si osserva un trend in chiaro aumento per quanto riguarda la quota di popolazione anziana, segnando un cambiamento nelle dinamiche demografiche.
Dall’altro lato, la Liguria resta la regione con la popolazione più anziana, mantenendo un’età media di 49,5 anni rispetto all’anno scorso. Queste statistiche indicano una crescente polarizzazione demografica, dove regioni tradizionalmente giovani ora vivono un aumento del processo di invecchiamento, mentre altre già consolidate come “anziane” si stabilizzano a livelli più alti.
Scendendo al livello locale, si osservano scenari contrastanti tra i vari comuni. Platì, in provincia di Reggio Calabria, emerge come il comune più giovane d’Italia con un’età media di 37,2 anni, in lieve aumento rispetto ai 37,0 anni del 2022. Questo dato può essere letto come un segnale di vitalità demografica, che potrebbe favorire lo sviluppo e la crescita economica della zona.
Al contrario, Drenchia, in provincia di Udine, presenta una situazione diversa. Con appena 98 abitanti e un’età media che ha raggiunto i 65 anni, la località evidenzia gli effetti drammatici dell’invecchiamento in piccole comunità. Questi esempi mettono in luce la complessità del panorama demografico italiano, dove a fenomeni di invecchiamento si affiancano diverse realtà locali che necessitano di risposte e strategie specifiche.
I dati incrociati sotto il profilo demografico pongono interrogativi urgenti per la società italiana, riecheggiando la necessità di affrontare il crescente impegno richiesto dalle politiche sociali ed economiche nel contesto del costante invecchiamento della popolazione.