Legge di Bilancio 2025, editori in allerta: il settore dell’informazione escluso dalla manovra

Gli editori italiani chiedono misure urgenti per sostenere il pluralismo dell’informazione, dopo l’esclusione del settore dalla Legge di Bilancio 2025, temendo per la libertà di stampa e i posti di lavoro.
Legge di Bilancio 2025, editori in allerta: il settore dell'informazione escluso dalla manovra - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

Le recenti decisioni della maggioranza di governo, che ha scelto di escludere il settore dell’informazione dalla Legge di Bilancio 2025, hanno sollevato preoccupazioni tra gli editori. Con un appello univoco a tutti i parlamentari, la Federazione Italiana Editori Giornali ha messo in evidenza l’importanza di misure concrete per il sostegno al pluralismo dell’informazione. La situazione si fa sempre più tesa, mentre gli editori temono per il futuro della professione e della libertà di stampa nel Paese.

L’appello degli editori: necessità di misure per il pluralismo

In un comunicato pubblicato su tutte le testate quotidiane e periodiche, gli editori della Fieg hanno espresso il loro sconcerto per la decisione del governo di non inserire fondi per l’informazione professionale. Nella manovra economica per il 2025, sono stati previsti investimenti sostanziosi per il cinema e gli spettacoli dal vivo, ma il settore dell’informazione è stato completamente dimenticato. Gli editori confrontano la cifra di oltre 1 miliardo e 60 milioni di euro destinati a cinema, musica, teatro e danza, con la mancanza di stanziamenti per garantire un’informazione di qualità.

Nel loro appello, gli editori sottolineano come il supporto all’informazione professionale non sia un lusso, ma un diritto fondamentale sancito dall’articolo 21 della Costituzione. La richiesta è rivolta a tutti i parlamentari affinché sostenere misure che assicurino non solo il pluralismo, ma anche la sostenibilità economica delle imprese editoriali. Il messaggio è chiaro: l’informazione di qualità è un ingrediente essenziale per una democrazia sana e funzionante.

Il rischio occupazionale per i giornalisti

Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, ha messo in evidenza le conseguenze dirette di questa mancanza di supporto. Secondo Monti, l’assenza di interventi a sostegno dell’informazione professionale minaccia i posti di lavoro di centinaia di giornalisti e di migliaia di altri lavoratori legati al settore. La situazione è ulteriormente preoccupante considerando il contesto attuale del mercato dell’informazione, già messo alla prova dalla transizione digitale e dalla diminuzione delle entrate pubblicitarie.

L’industria editoriale si trova a fronteggiare sfide senza precedenti e lo stallo governativo appare poco promettente. Le incertezze economiche e l’erosione della pubblicità, insieme alla crescente diffusione di notizie false e disinformazione, creano un ambiente instabile. La richiesta di risorse per l’informazione diventa, quindi, un chiaro avvertimento per il governo: senza un intervento risolutivo, il tessuto informativo democratico del Paese rischia di attraversare una crisi profonda.

La risposta del governo e le speranze degli editori

Nonostante le critiche manifestate dagli editori e da vari esponenti della società civile, il governo sembra mantenere una posizione distaccata riguardo alle necessità del settore dell’informazione. Questo atteggiamento è stato definito “sordo” dal presidente della Fieg, il quale ha anche rimarcato come questa latitanza metta a rischio il diritto dei cittadini a essere informati.

Con l’avvicinarsi dell’esame della Legge di Bilancio, gli editori nutrono ancora speranze di cambiamento, confidando in un’alleanza bipartisan tra maggioranza e opposizione. La loro richiesta è di apportare modifiche significative alla manovra, per garantire che il settore dell’informazione non sia solo contemplato, ma sostenuto in modo adeguato e concreto.

L’appello è un invito a riflettere su quanto l’informazione di qualità sia un servizio pubblico essenziale. Gli editori continueranno a far sentire la loro voce, mobilitandosi per assicurare che l’importanza del pluralismo non venga ignorata dalle istituzioni che dovrebbero tutelarlo e promuoverlo.

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