Lavoro precario: l’aumento dei “working poor” mette a dura prova la Caritas

Un portafoglio con banconote in euro, Genova 14 marzo 2018 ANSA/LUCA ZENNARO

Il fenomeno dei “working poor”, ovvero delle persone che vivono in situazioni di povertà nonostante abbiano un lavoro, è diventato sempre più centrale nella società italiana. Questo è quanto emerge dal Rapporto 2023 su povertà ed esclusione sociale in Italia, intitolato “Tutto da perdere”, che sarà presentato il 17 novembre presso la sede di Caritas Italiana a Roma. La scelta della data è strettamente collegata alla Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da papa Francesco per il 19 novembre.

Il rapporto, realizzato da Caritas Italiana, ha coinvolto un gruppo di persone che vivono in condizioni di fragilità economica e lavorativa, rendendole protagoniste attive nel processo di studio. “In tutte le fasi di studio è stato coinvolto un gruppo di persone che vivono sulla propria pelle la condizione di fragilità economica e lavorativa. In questo modo le persone si rendono protagoniste e non solo destinatarie di aiuto”, spiega Paolo Valente, vicedirettore di Caritas Italiana.

Caritas Italiana è un organismo pastorale della Conferenza episcopale, con sede a Roma, che coordina e supporta le 218 Caritas diocesane presenti in Italia. L’ente partecipa attivamente alla rete Caritas europea e internazionale.

Il rapporto mette in luce la grave situazione dei “working poor” in Italia, evidenziando come il lavoro non garantisca un reddito sufficiente per una vita dignitosa. Questo fenomeno riguarda anche la realtà altoatesina, come dimostra un’indagine nazionale di taglio sperimentale e qualitativo condotta da Caritas Italiana.

Il Rapporto 2023 su povertà ed esclusione sociale in Italia sarà un importante strumento per comprendere meglio questa emergenza e individuare possibili soluzioni per contrastarla.