136mila lavoratori non comunitari potranno entrare in Italia nel 2023
Il decreto flussi 2023 permetterà l’ingresso regolare in Italia di un totale di 136mila lavoratori non comunitari. Di questi, 52.770 potranno lavorare come dipendenti a tempo indeterminato, 680 come lavoratori autonomi e 82.550 come dipendenti a tempo determinato. Tuttavia, le domande presentate superano di gran lunga i posti disponibili.
Domande precompilate cinque volte superiori ai posti disponibili
Per semplificare le procedure, è stato possibile compilare in anticipo i moduli di domanda tramite il “Portale Servizi ALI”. Al termine di questa fase, sono state presentate complessivamente 607.904 richieste, di cui 253.473 per il lavoro dipendente a tempo indeterminato, 260.953 per il lavoro dipendente a tempo determinato e 86.074 per il settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria. Le domande per i lavoratori non stagionali sono state accettate a partire dal 2 dicembre, mentre per i lavoratori del settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria sarà possibile inviare le domande a partire dalle 9 di oggi, 4 dicembre. Le domande per il lavoro stagionale potranno essere presentate a partire dalle 9 del 12 dicembre.
9.500 colf e badanti da regolarizzare nel 2023
Il decreto flussi di quest’anno non solo aumenta il numero complessivo di ingressi previsti, ma prevede anche un contingente di lavoratori non comunitari nel settore domestico, cosa che non accadeva da anni. Infatti, il decreto prevede l’ingresso di “lavoratori dipendenti non stagionali nel settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria: 9.500 unità nel 2023, 9.500 unità nel 2024 e 9.500 unità nel 2025”. Tuttavia, queste cifre sono ancora basse rispetto alla domanda di lavoro domestico, come dimostrato dalle oltre 86mila domande precompilate.
Entrate per le casse dello Stato pari a 16 milioni
Secondo l’Associazione Domina, l’ingresso regolare di 9.500 lavoratori domestici nel 2023 porterà entrate per le casse dello Stato pari a 16 milioni di euro. La retribuzione di questi nuovi lavoratori non potrà essere inferiore al minimo previsto per l’assegno sociale, che ammonta a 503,27 euro mensili. Considerando i redditi dei lavoratori domestici e ipotizzando che si distribuiscano solo nelle prime tre classi di reddito (6-10 mila euro, 10-15 mila euro, 15-25 mila euro), si stima che l’IRPEF e le relative addizionali ammontino complessivamente a 4,2 milioni di euro. A queste entrate vanno aggiunti i contributi assistenziali e previdenziali, stimati in 15,9 milioni di euro in base ai dati dell’INPS sui contributi versati per il lavoro domestico.
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