La Fondazione Leone Moressa ha pubblicato il suo Rapporto annuale sull’economia dell’Immigrazione, evidenziando il contributo fondamentale degli immigrati residenti in Italia. La popolazione straniera si attesta a 5 milioni di persone, corrispondenti all’8,6% del totale. Gli stranieri hanno un’età media di 35,3 anni, molto inferiore rispetto agli italiani (46,9 anni). Il loro contributo demografico è significativo, con 11,0 nati ogni mille abitanti e 2,0 morti, mentre tra gli italiani si registrano 6,3 nati e 13,0 morti per mille abitanti. Inoltre, nel 2022 sono stati naturalizzati 133 mila stranieri.
Il mercato del lavoro e il contributo al PIL
Dopo la flessione dovuta alla pandemia, il tasso di occupazione degli stranieri (60,6%) supera quello degli italiani (60,1%), anche se rimane al di sotto dei livelli pre-Covid. Gli occupati stranieri sono 2,4 milioni e si concentrano principalmente nei lavori manuali. Il loro contributo al PIL italiano ammonta a 154,3 miliardi di euro, corrispondenti al 9% del PIL nazionale. I settori più vivaci sono l’agricoltura e l’edilizia, con un’incidenza sul PIL rispettivamente del 15,7% e del 14,5%.
Aumento degli ingressi e impatto fiscale
Nel 2022 sono stati rilasciati 338 mila permessi di soggiorno in Italia, con un aumento degli ingressi per lavoro, che rappresentano quasi un quinto del totale. I 67 mila ingressi per lavoro del 2022 sono frutto del Decreto Flussi 2021, ma si prevede un ulteriore aumento negli anni a venire. Nonostante ciò, l’Italia rimane indietro rispetto alla media europea per quanto riguarda gli ingressi per lavoro. Il ricongiungimento familiare rimane il canale d’ingresso principale nel nostro Paese.
Il numero di contribuenti immigrati è in crescita dopo la pandemia, con 4,3 milioni di contribuenti che hanno dichiarato redditi per 64 miliardi di euro nel 2022. Tuttavia, persiste una sperequazione reddituale tra italiani e immigrati, con un differenziale di reddito pro-capite di circa 8 mila euro annui. Nonostante ciò, il saldo tra il gettito fiscale e contributivo e la spesa pubblica per i servizi di welfare è positivo, con un attivo di 1,8 miliardi di euro. Gli immigrati hanno un impatto limitato sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni, grazie alla loro età lavorativa.