Shirel Golan, una giovane di 22 anni sopravvissuta al terribile attacco di Hamas durante il festival musicale Nova in Israele, ha tragicamente scelto di togliersi la vita nel giorno del suo compleanno. La sua morte ha sollevato interrogativi profondi riguardo al supporto psicologico a disposizione delle vittime di traumi. La famiglia di Shirel denuncia che le istituzioni statali non hanno fornito l’assistenza necessaria per affrontare il disturbo da stress post traumatico che ha sviluppato nell’anno successivo al tragico evento.
La vicenda di Shirel Golan e il contesto del massacro del 7 ottobre
Il 7 ottobre 2023, il festival musicale Nova è stato teatro di un attacco mortale da parte di Hamas, che ha provocato una violenza indescrivibile e una notevole perdita di vite umane. Durante questo evento, migliaia di persone, tra cui Shirel e il suo compagno Adi, si sono trovate nel bel mezzo di un orrore senza precedenti. Mentre molte persone venivano uccise o rapite, Shirel e Adi sono riusciti a fuggire, ma non senza subire una profonda scossa psicologica.
Dopo ciò che avevano vissuto, la giovane ha cominciato a manifestare segni di disturbo da stress post traumatico, che si sono intensificati nei mesi successivi all’attacco. Nonostante le sue sofferenze, le autorità sanitarie non hanno mai ufficialmente riconosciuto il suo stato come PTSD, complicando ulteriormente la sua situazione e rendendola vulnerabile a nuove crisi. In questo scenario, si inserisce il grido di aiuto della famiglia, in particolare del fratello Eyal, che sottolinea l’assenza di supporto adeguato da parte dello Stato per affrontare il trauma.
La denuncia della famiglia e il supporto psicologico
Eyal Golan ha esposto il suo dolore e la sua rabbia per la morte della sorella, sottolineando quanto sia stato inadeguato il supporto psicologico disponibile per le vittime. In una dichiarazione ai media, ha detto: “Se lo Stato si fosse preso cura di lei, niente di tutto questo sarebbe successo.” Questa denuncia mette in luce una questione cruciale: la mancanza di un sistema di supporto efficace per le persone che affrontano il disturbo post traumatico, specialmente in un Paese colpito da un conflitto di lunga durata come Israele.
La tragedia di Shirel non è un caso isolato. Molte altre vittime di violenze e attacchi hanno sperimentato situazioni simili, lottando contro manifestazioni di PTSD senza ricevere le cure necessarie. L’efficacia dei servizi psichiatrici e di supporto emotivo si rivela quindi un tema centrale nel dibattito pubblico israeliano, evidenziando la necessità di riforme significative nel campo della salute mentale.
L’eredità del massacro e le conseguenze per la comunitÃ
Gli eventi del 7 ottobre rappresentano non solo una ferita individuale, ma un trauma collettivo per la società israeliana. Le testimonianze di coloro che hanno assistito al massacro hanno rivelato una serie di esperienze traumatiche che lasceranno segni duraturi. Secondo le stime, circa 364 persone sono state uccise durante l’attacco, mentre molte altre hanno vissuto esperienze devastanti, tra cui torture e rapimenti. La comunità di Porat e altre aree colpite saranno costrette a relazionarsi con le conseguenze emotive e sociali di questa violenza per anni a venire.
La questione del supporto psicologico è quindi cruciale nella costruzione di una società più resiliente, in grado di affrontare il trauma e di promuovere il benessere mentale. È fondamentale che le istituzioni riconoscano l’importanza di un approccio proattivo nella cura delle persone che vivono dopo eventi così drammatici, fornendo le risorse e l’assistenza necessarie per il loro recupero.
La morte di Shirel Golan non deve essere solo un triste capitolo nella cronaca, ma un incentivo per una riconsiderazione delle politiche di supporto alle vittime di traumi, affinché simili tragedie non si ripetano in futuro.