È con profonda tristezza che il mondo dell’arte, della satira e della politica in Italia piange la scomparsa di Sergio Staino, uno degli intellettuali più iconici e influenti della sinistra italiana.
Staino, noto vignettista, fumettista e disegnatore, è deceduto all’età di 83 anni in un ospedale di Firenze dopo una lunga battaglia contro la malattia.
Nato il 8 giugno 1940 a Piancastagnaio, in provincia di Siena, Sergio Staino era figlio di un carabiniere e aveva da giovane dimostrato un talento straordinario nel disegno. Dopo aver conseguito la laurea in architettura, ha trascorso un lungo periodo come insegnante di educazione tecnica. Si è stabilito a Scandicci, nelle vicinanze di Firenze, nel cuore della Toscana rossa, dove avrebbe iniziato a plasmare il suo straordinario percorso artistico e politico.
Il suo ingresso nel mondo del fumetto è avvenuto relativamente tardi, nel 1979, quando il suo personaggio più celebre, Bobo, ha fatto il suo debutto sulle pagine della rivista “Linus”, diretta all’epoca da Oreste Del Buono. Bobo è subito diventato un’icona della satira italiana, incanalando le incertezze e la profonda sensibilità umana dell’autore. Questo personaggio, con la sua calvizie, gli occhiali, la barba e qualche chilo in più, è stato un alter ego di Staino e ha riflettuto le sfide e le frustrazioni della sinistra italiana. Rappresentava i sentimenti e le delusioni di un’intera generazione politicamente impegnata, mantenendo ancora tracce di mentalità stalinista.
Sergio Staino ha collaborato con numerosi importanti giornali e riviste, tra cui il Corriere della Sera, il Venerdì, la Repubblica e Cuore. Nel 1986, ha fondato “Tango”, un settimanale satirico dell’Unità, dove ha lavorato con altri talentuosi artisti come Altan, ElleKappa, Riccardo Mannelli, Michele Serra, David Riondino, Gino e Michele, e Francesco Guccini. Questa esperienza ha contribuito alla creazione della celebre rivista Cuore.
La sua influenza nel mondo dell’arte e della cultura italiana è stata notevole. Umberto Eco lo ha elogiato, sottolineando come le strisce di Bobo fossero una fonte preziosa per comprendere i cambiamenti sociali avvenuti in Italia dagli anni Ottanta in poi. Nel 1984, Staino ha meritatamente vinto il premio della Satira di Forte dei Marmi.
Tuttavia, non ha esitato a critici i dirigenti comunisti quando necessario. In una situazione controversa, ha risposto a Forattini, che lo aveva accusato di mancare di coraggio nel criticare i dirigenti comunisti, disegnando una vignetta provocatoria raffigurante Natta nudo mentre ballava al suono di un’orchestrina diretta da Giulio Andreotti e Bettino Craxi. Questo gesto coraggioso ha suscitato scalpore e ha dimostrato la sua determinazione nel difendere le sue convinzioni.
Sergio Staino ha continuato a esplorare nuovi orizzonti artistici e politici nel corso della sua carriera. Nel 2018, ha collaborato per quasi un anno con il quotidiano dei vescovi, Avvenire, pubblicando fumetti raccolti successivamente nel volume “Hello Jesus” (Giunti, 2019). Ha anche lavorato come sceneggiatore per due film: “Cavalli si nasce” (1988) e “Non chiamarmi Omar” (1992).
Tra i numerosi libri da lui pubblicati, va menzionato “Quel signore di Scandicci” (Rizzoli Lizard, 2020), una summa delle vicissitudini di Bobo. Staino ha affrontato con coraggio una progressiva degenerazione retinica che lo aveva reso quasi cieco sin dal 1977. Nonostante le sfide legate alla malattia, ha continuato a lavorare con l’aiuto del computer fino all’ultimo. Dal 2017, ha lavorato per “La Stampa”, ma non ha mai perso la speranza di vedere rivivere “l’Unità”.
Con il suo caratteristico spirito equanime, Sergio Staino aveva riconosciuto il valore anche in figure politiche con cui poteva non condividere le idee, come Giorgia Meloni. Tuttavia, aveva espresso crescenti perplessità riguardo alla vita pubblica, affermando che “oggi c’è meno bisogno di satira, oggi i politici si dissacrano da sé”.
La sua eredità artistica e il suo impegno politico resteranno un faro per le future generazioni, un esempio di come l’arte e la satira possano essere strumenti potenti per riflettere e influenzare la società.
Con la scomparsa di Sergio Staino, l’Italia perde una delle sue voci più autentiche e significative, un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura politica e artistica del paese. La sua opera continuerà a ispirare e a suscitare riflessioni per molti anni a venire.