Il mondo del taekwondo italiano è in lutto per la scomparsa di Park Young Ghil, presidente onorario della FITA, la Federazione Italiana Taekwondo. Il maestro, che ha dedicato la sua vita a far crescere e diffondere questo sport in Italia, è deceduto a Roma, una città che era diventata per lui una seconda casa. La sua missione, iniziata nel 1966, ha trasformato il taekwondo in una delle discipline più rispettate del panorama sportivo italiano.
Park Young Ghil è emerso in Italia nel 1966 con un obiettivo chiaro: far conoscere e promuovere il taekwondo, un’arte marziale coreana. All’epoca, questo sport non era molto conosciuto nel Paese, ma il maestro ha lavorato instancabilmente per costruire una base solida, in grado di supportare l’intero movimento. La sua influenza sui primi praticanti ha dato vita a una generazione di atleti che oggi porta alta la bandiera dello sport a livello internazionale.
Sotto la sua direzione, la Federazione ha visto crescere il numero degli iscritti e dei ginnasti, grazie anche a corsi di formazione e seminari che Park Ghil ha promosso per migliorare le capacità tecniche e insegnare i valori del taekwondo. L’utilizzo di un garage come prima palestra a Roma rappresenta un simbolo della sua dedizione e della sua capacità di trasformare le risorse disponibili in opportunità. Questo approccio ha ricevuto l’approvazione di molti atleti, i quali hanno iniziato a riconoscere le potenzialità della disciplina, divenendo così ambasciatori del taekwondo nel loro Paese.
Con il tempo, il lavoro di Park Young Ghil ha portato l’Italia a diventare una delle nazioni di riferimento per il taekwondo a livello mondiale, con le sue istituzioni sportive che sono state modelli di riferimento per altre federazioni. La sua eredità è oggi visibile nei risultati ottenuti dagli atleti italiani nelle competizioni internazionali.
Park Young Ghil non era solo un maestro di taekwondo, ma soprattutto un uomo dai valori straordinari. Angelo Cito, presidente della Federazione Italiana Taekwondo, lo ricorda come un “maestro e una persona incredibilmente buona.” La sua capacità di trasmettere non solo tecniche ma anche valori umani ha segnato profondamente tutte le persone che hanno avuto il privilegio di essere suoi allievi.
La sua carriera è costellata di successi sportivi, avendo ricoperto il ruolo di direttore tecnico dell’Italia tra gli anni ’70 e il 2000. Durante questo periodo, ha guidato la squadra azzurra a conquistare un numero impressionante di titoli, contribuendo a far crescere il prestigio del taekwondo italiano. Il concetto di comunità è sempre stato centrale nella sua filosofia: ogni atleta rappresentava un tassello importante di un disegno più grande.
Park ha sempre incoraggiato i suoi allievi a perseguire non solo obiettivi sportivi, ma a diventare persone migliori, impegnate nel reciproco rispetto e nella disciplina. Questo approccio ha formato atleti che si sono distinti non solo nel taekwondo, ma anche nella vita quotidiana, dimostrando che il valore di una persona va oltre il risultato sportivo.
La carriera di Park Young Ghil ha visto momenti storici, come le Olimpiadi di Seul nel 1988, dove il taekwondo era presentato per la prima volta come sport dimostrativo. La squadra italiana, sotto la sua guida, ha riportato a casa due medaglie d’argento e due di bronzo, un risultato che ha sorpreso il mondo e ha segnato una nuova era per il taekwondo in Italia. Questo successo ha dimostrato non solo le capacità degli atleti italiani, ma anche l’efficacia della preparazione data dal maestro.
Oltre a Seul, Park ha continuato a guidare la squadra alle successive Olimpiadi, inclusa Barcellona nel 1992, dove sono stati conquistati un argento e due bronzi, e a Sydney nel 2000, dove il taekwondo ha fatto il suo esordio ufficiale. Uno dei giovani atleti da lui preparati, Claudio Nolano, oggi direttore tecnico della Nazionale, rappresenta la continuità della sua eredità e il suo impatto duraturo sull’intero movimento del taekwondo in Italia.
La scomparsa di Park Young Ghil segna la fine di un’era, ma il suo spirito e i suoi insegnamenti vivranno attraverso le generazioni future di taekwondisti, che continueranno a seguire il sentiero tracciato dal maestro. Le sue azioni e i suoi successi hanno lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti coloro che sono stati parte della sua vita e del suo viaggio in Italia.