Un cambio di approccio alla salute sta diventando fondamentale nel contesto attuale. Non è sufficiente occuparsi del proprio benessere solo in caso di malattia o sintomi evidenti. La necessità di un cambiamento di paradigma è stata sottolineata da Antonio Alizzi, coordinatore del Rapporto dell’Osservatorio Salute, Legalità e Previdenza, realizzato da Fondazione Enpam ed Eurispes. Tra le varie sfide che il Servizio sanitario nazionale deve affrontare, una maggiore attenzione alla prevenzione emerge come fattore chiave per garantire un futuro sostenibile.
Il concetto di salute deve essere ripensato, non più relegato al semplice intervento in situazioni di emergenza. Secondo Alizzi, questo cambiamento è determinato da diverse esigenze: da un lato, una vita più sana e longeva per i cittadini, dall’altro, un sistema sanitario in grado di fornire servizi senza mettere a repentaglio la propria stabilità economica. Il rapporto 2017-2023 ha portato alla luce che le persone stanno già cambiando i loro comportamenti, cercando di prevenire malattie attraverso stili di vita più salutari.
Questa nuova visione implica un coinvolgimento attivo dei pazienti, che non devono più limitarsi a ricevere cure, ma diventare parte attiva del proprio percorso di salute. Implementare una cultura della prevenzione può portare a una diminuzione delle spese sanitarie e a un miglioramento della qualità della vita. Il coinvolgimento della comunità è altresì cruciale per questo progetto, affinché ognuno possa sentirsi parte della soluzione e non solo del problema.
Un altro aspetto emergente è il cambiamento demografico presente tra i professionisti del settore sanitario. Nel rapporto si evidenzia come tre generazioni, i Baby Boomers, i Millennials e la Generazione X, coesistano nell’ambito della salute. Questa diversità genera sfide assimilabili a quelle dei pazienti: negli ambienti di lavoro possono presentarsi aspettative differenti riguardanti l’equilibrio tra vita professionale e personale.
L’analisi mette in risalto anche le motivazioni che animano questi professionisti, spesso sottovalutate. La discriminazione salariale, che attesta un divario del 20% rispetto alla media OECD, rappresenta un fattore chiave per la fuga di medici e infermieri verso il privato o l’estero. È evidente la necessità di riconsiderare gli stipendi e le condizioni lavorative dei professionisti della salute al fine di mantenere un servizio pubblico forte e in grado di rispondere alla crescente domanda.
Nel contesto attuale, la precarietà lavorativa è diventata un problema significativo. Il rapporto indica che negli ultimi quattro anni i contratti a tempo determinato nel settore sanitario sono aumentati del 45%. Questa instabilità lavorativa rende i posti non solo poco attraenti, ma anche poco motivanti. L’implementazione di contratti a tempo indeterminato può contribuire a migliorare la qualità della vita lavorativa, attirando professionisti motivati e competenti.
Inoltre, il dato preoccupante sull’età media degli operatori sanitari, che supera i 60 anni per i medici e i 50 per gli infermieri, mette in evidenza la necessità di un adeguato percorso formativo. Un personale frequentemente aggiornato e competente è fondamentale per garantire una cura di alta qualità. Il PNRR, attraverso la missione 6, rappresenta un’opportunità preziosa per ristrutturare e potenziare le strutture sanitarie esistenti, promuovendo un ambiente di lavoro che supporti la crescita professionale e garantisca migliori servizi ai cittadini.
Una delle questioni più rilevanti sollevate dal rapporto è la crescente tensione tra pazienti e operatori sanitari. Le aggressioni nei confronti del personale medico e paramedico sono sintomi di un clima di insoddisfazione e frustrazione nei servizi offerti. Le aspettative dei cittadini sono elevate e quando queste non vengono soddisfatte, le reazioni possono essere violente.
Alizzi sottolinea che le misure punitive, come l’inasprimento delle sanzioni, sono necessarie ma non sufficienti. Queste azioni devono essere combinate con un intervento culturale profondo per ristabilire un habitat di rispetto e collaborazione tra pazienti e operatori. La formazione e la sensibilizzazione possono giocare un ruolo cruciale nel migliorare la qualità delle interazioni, portando così a un ambiente di lavoro più sereno e produttivo.
Ciò richiede un investimento a lungo termine nella cura delle relazioni interpersonali e nella comprensione reciproca tra tutti gli attori coinvolti nel sistema sanitario.