Il sistema sanitario italiano affronta sfide significative legate ai cambiamenti demografici e alle necessità di innovazione tecnologica. Questi elementi non solo influenzano la struttura del sistema stesso, ma richiedono anche una rivalutazione delle figure professionali che operano in esso, con particolare attenzione agli infermieri. Lo ha sottolineato Americo Cicchetti, direttore della Programmazione sanitaria al ministero della Salute, in occasione del convegno internazionale “Sfide e priorità della professione infermieristica in Europa e nel mondo”, svoltosi oggi a Roma e organizzato dalla Federazione nazionale degli Ordini e professioni infermieristiche .
Nel contesto della riforma sanitaria italiana, la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità emerge come cruciale per l’integrazione tra ospedali e territorio. Americo Cicchetti evidenzia come questa professionalità risponda a un’esigenza di coordinamento che è fondamentale per affrontare le sfide attuali. La dislocazione dei servizi sanitari e la necessità di fornire assistenza primaria rappresentano due pilastri su cui si basa il miglioramento del sistema sanitario. L’infermiere di comunità non solo opera nell’ambito della cura dei pazienti, ma gioca anche un ruolo chiave nella prevenzione e nella promozione della salute, contribuendo a un approccio più olistico e integrato alla gestione della salute pubblica.
Un punto centrale sollevato da Cicchetti riguarda il recupero della fiducia dei cittadini verso il Servizio sanitario nazionale. Secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico , la fiducia è diminuita in modo significativo dopo la pandemia di Covid-19, portando a una crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni sanitarie. Questa situazione rende imprescindibile un impegno collettivo per ripristinare la relazione di fiducia tra cittadini e sistema pubblico di assistenza. In questo contesto, è necessario che gli operatori sanitari non solo forniscano assistenza, ma anche comunichino in modo chiaro e trasparente, mirando a costruire relazioni positive con il pubblico.
Un’altra questione cruciale sollevata durante il convegno riguarda le disuguaglianze che persistono all’interno del Servizio sanitario nazionale, sia a livello territoriale – tra Nord e Sud – che tra aree urbane e rurali. Cicchetti ha sottolineato che le grandi metropoli offrono migliori opportunità assistenziali rispetto alle regioni meno popolose e isolate. Questa situazione è spesso aggravata da disuguaglianze socio-economiche ed educative. L’impegno del ministero è quello di affrontare questi squilibri attraverso politiche popolari di prevenzione, volte a garantire l’accesso equo ai servizi sanitari per tutte le fasce della popolazione.
Le linee d’intervento del governo italiano si concentrano sul potenziamento dell’assistenza primaria, come stabilito dalla riforma del Dm 77 e dagli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza . Nonostante i progressi nel miglioramento delle prestazioni ospedaliere, l’assistenza primaria presenta tuttavia delle criticità, soprattutto nella copertura di screening preventivi, vaccinazioni e nella gestione dei pazienti con patologie croniche. L’auspicio di Cicchetti è che nei prossimi due-tre anni si registrino miglioramenti significativi grazie all’implementazione della riforma, che vedrà l’infermiere di comunità al centro della rete assistenziale.
Infine, Cicchetti ha evidenziato la necessità di un’armonizzazione tra i diversi livelli di assistenza, per superare le barriere che attualmente esistono tra ospedali e territorio. L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali ha già lavorato su linee guida per l’attuazione delle case della comunità, dove un approccio integrato e professionale delle diverse figure sanitarie sarà fondamentale. La sfida futura consisterà quindi sia nell’investimento in competenze specialistiche che nella capacità di gestire queste integrazioni. La chiave del successo sarà un forte impegno nella ricerca e nel ripensamento dei processi organizzativi, cercando di capire come ottimizzare l’uso delle competenze disponibili per costruire un sistema sanitario più robusto e adatto alle sfide del presente e del futuro.
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