La ragazza vittima di costrizione al consumo di alcol, incapace di reagire

Ciro Grillo in una foto tratta da Facebook. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

La giovane italo-norvegese che accusa Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia di violenza sessuale di gruppo ha continuato il suo racconto durante il processo a porte chiuse. Ha ripercorso la serata del 16 luglio 2019 e la notte successiva trascorsa nella villa della famiglia Grillo a Porto Cervo. Secondo la sua testimonianza, è stata costretta a bere una bottiglia di vodka che le ha causato un black out.

Durante la deposizione, la ragazza ha descritto momenti di grande paura e impotenza. “Ero paralizzata, volevo urlare ma non riuscivo a muovermi”, ha detto. Questo è stato uno dei passaggi più drammatici del suo racconto. L’udienza è stata sospesa per un breve periodo a causa del crollo emotivo della giovane.

L’avvocata di parte civile, Giulia Bongiorno, ha descritto la testimonianza come quella di “una ragazza distrutta, devastata”. Ha sottolineato la gravità delle parole della giovane, che ha parlato di pensieri suicidi e autolesionismo. “Queste cose non possono essere banalizzate, sono di una gravità inaudita”, ha affermato l’avvocata.

Il processo per violenza sessuale di gruppo è ancora in corso nel tribunale di Tempio Pausania. La testimonianza della ragazza è stata lunga e emotivamente intensa. Le sue parole hanno gettato luce su una notte terribile che ha segnato profondamente la sua vita.

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