La narrativa migratoria in Italia: un’analisi del XII Rapporto Carta di Roma

Le questioni migratorie, fondamentali nel dibattito attuale, sembrano svanire dalle prime pagine dei giornali e dai telegiornali italiani. Secondo il XII Rapporto Carta di Roma, dal titolo “Notizie di contrasto“, il 2024 si contraddistingue per un focus particolare su Albania, in relazione agli accordi stipulati per la gestione dei migranti. Il documento è stato presentato oggi a Roma, alla presenza di esperti e addetti ai lavori, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone Migranti, ponendo in risalto la continua tensione tra notizie e politica.

La riduzione della copertura mediatica

Negli ultimi anni, il trattamento mediatico della questione migratoria ha subito una marcata diminuzione, con una riduzione del 42% nei titoli pubblicati. Lo studio evidenzia come la stampa italiana abbia prodotto 4.511 articoli sui temi migratori, segnando una flessione del 34% rispetto al 2023. Avvenire risulta essere in testa per numero di articoli di prima pagina, con 254 pubblicazioni, sebbene anche questo dato segni un calo del 17%. I telegiornali, in particolare quelli di prima serata, registrano una contrazione del 41% nella copertura dei temi riguardanti i migranti.

Questo scenario suggerisce che l’attenzione mediatica verso i migranti non è strettamente legata alle effettive condizioni di afflusso via mare, bensì è influenzata da altri fattori. Nonostante i dati degli arrivi continuino a mostrare alti numeri, i media mostrano un approccio discontinuo, con un picco visibile nei mesi estivi oppure durante eventi drammatici, come nel caso della morte del bracciante indiano Satnam Singh.

La narrazione della migrazione: un focus normativo

Nel 2024, la narrativa attorno alle migrazioni è caratterizzata da una cornice normativa, con un predominante dibattito sulla legittimità dei decreti governativi. Grazie ai dati raccolti dal rapporto, si scopre che il termine “clandestino” è stato impiegato 37 volte nei primi dieci mesi dell’anno, rappresentando solo l’1% dell’utilizzo totale dal 2013. In parallelo, altre terminologie stigmatizzanti hanno visto una flessione significativa, con l’uso di termini come ‘extracomunitario‘ e ‘nomade‘ che è passato dal 5% nel 2014 all’1% nel periodo 2022-2024.

Sebbene vi siano stati passi avanti nelle pratiche giornalistiche, il linguaggio allarmistico continua a predominare, contribuendo a una rappresentazione delle migrazioni come “crisi permanente”. Questa impostazione porta a una violazione della realtà, creando una distorsione della percezione che il pubblico ha della migrazione.

La voce dei migranti e la presenza politica

Nel panorama attuale, emerge chiaramente la disparità nella rappresentanza dei soggetti coinvolti. Solo il 7% dei servizi nei telegiornali include la voce diretta dei migranti, mentre ben il 26% delle notizie rispetto a questo tema è accompagnato da dichiarazioni di esponenti politici e istituzionali. A livello di distribuzione tra i vari telegiornali, il Tg2 si distingue per la maggiore rappresentanza della politica, con il 38% di coinvolgimento, in contrapposizione al Tg La7, che si attesta su un misero 14%.

Analizzando le proposizioni tematiche, i flussi migratori continuano a occupare una porzione significativa delle notizie, sebbene sia diminuito dal 74% al 44,3% rispetto all’anno precedente. Da rimarcare anche la scarsa attenzione rivolta al tema dell’accoglienza, sceso a un deludente 2,9%. D’altra parte, cresce l’interesse per argomenti relativi all’economia e al lavoro, che raggiungono l’11,1%, e per la cultura e la società, con un incremento del 18,3%.

La rappresentazione dell’accoglienza

Un aspetto emblematico emerso dal rapporto riguarda la percezione dell’accoglienza, rappresentata in chiave negativa nel 48% delle notizie, mentre solo il 32% delle narrazioni offre un punto di vista virtuoso. L’analisi mette in evidenza la necessità di un cambiamento nel modo in cui i media trattano e presentano le migrazioni, evidenziando il bisogno di una narrazione più equilibrata e completa.

Questi dati non solo pongono interrogativi sulla direzione del dibattito pubblico, ma mettono in luce il compito arduo dei giornalisti di contribuire a una migliore comprensione del fenomeno migratorio, evitando la stigmatizzazione e promuovendo una narrazione più umana e inclusiva.