Indagini su Alluvione Marche: 14 sospettati di omicidio colposo

I danni provocati dal maltempo a Barbara, 17 settembre 2022. ANSA/Daniele Carotti

Indagine in corso per l’alluvione nelle Marche: 14 persone coinvolte

Quattordici persone sono sotto inchiesta per l’alluvione che ha colpito le Marche il 15 settembre 2022. A causa di un violento maltempo, due fiumi sono straripati, causando morti e distruzione nella zona di Senigallia e nel Pesarese. Tra i danneggiati c’è anche un magistrato del tribunale di Ancona, quindi l’inchiesta è stata trasferita alla Procura dell’Aquila. Sono stati invitati a comparire sei sindaci dei Comuni della vallata dei fiumi Nevola e Misa, due funzionari dei Vigili del Fuoco di Ancona e sei responsabili della Protezione Civile.

L’accusa è cooperazione in omicidio colposo plurimo. Durante l’alluvione, 13 persone sono morte, tra cui il piccolo Mattia Luconi, di 8 anni. Le contestazioni riguardano comportamenti negligenti che avrebbero causato le morti per “negligenza, imprudenza, imperizia e violazione di norme”. La Procura sta anche indagando sulla manutenzione dei fiumi per l’ipotesi di disastro colposo.

Gli indagati sono accusati di scarsa prevenzione e allarmi tardivi. Tra di loro ci sono il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona, Pierpaolo Patrizietti, per non aver garantito lo scambio immediato di informazioni, e i sindaci di alcuni Comuni chiamati in causa per non aver aggiornato il flusso di informazioni alle autorità competenti e per non aver presidiato i punti critici. Inoltre, si contesta ai responsabili della Protezione Civile regionale l’inosservanza di direttive e delibere, nonché il mancato adeguamento delle procedure di allertamento regionale alle direttive del Dipartimento di Protezione Civile nazionale in materia di prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico.

I sindaci avevano già protestato per il ritardo nell’allarme, poiché l’allerta meteo era stata emessa solo per l’entroterra montano e non per la zona a valle. Gli indagati della Protezione Civile regionale sono accusati anche di non aver seguito le direttive e le delibere, comprese quelle della Giunta regionale, e di non aver adeguato le procedure di allertamento regionale alle direttive e agli indirizzi del Dipartimento di Protezione Civile nazionale in materia di prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico.