L’8 gennaio è stata fissata la prossima udienza del processo in corso a Roma che vede imputata Camilla Marianera, la praticante avvocato in carcere dal febbraio scorso e accusata insieme al suo compagno Jacopo De Vivo di corruzione in atti giudiziari. De Vivo ha optato, invece, per l’abbreviato condizionato e per il quale domani si terrà l’udienza davanti al gup.
Parti civili costituite nella prima udienza
Per Marianera, che aveva anche lavorato per un breve periodo in un assessorato del Campidoglio (estraneo alle indagini, ndr), il processo si è aperto lo scorso 7 giugno davanti ai giudici dell’ottava sezione penale e alla prima udienza si sono costituiti parti civili la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Giustizia.
L’accusa di corruzione
Marianera e De Vivo sono accusati dai pm capitolini Giulia Guccione e Francesco Cascini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, di avere ‘venduto’ in cambio di ‘mazzette’, notizie coperte dal segreto istruttorio. Secondo l’atto d’accusa dei pm, dal 2021 al dicembre scorso, i due “erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all’ufficio intercettazioni, perché ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l’esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l’esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta”. L’inchiesta prosegue per individuare la ‘talpa’ che dall’ufficio intercettazioni di piazzale Clodio avrebbe passato informazioni coperte da segreto d’ufficio alla praticante avvocato e al suo compagno.
Le parole ‘in codice’ dell’ufficio intercettazioni
Lo scorso 11 settembre è stata rigettata, intanto, la nuova istanza presentata dalla difesa di Marianera e il tribunale del Riesame ha confermato la precedente ordinanza non accogliendo la richiesta di arresti domiciliari. Per i giudici, la praticante avvocato era in possesso di elementi “estremamente precisi e ‘riservati'”. Secondo il Tribunale del Riesame, ci sono molteplici elementi di riscontro alle intercettazioni di Marianera e De Vivo, in particolare, in relazione al funzionamento del programma utilizzato nella sala intercettazioni. La praticante avvocato riferiva, secondo quanto contenuto negli atti all’inchiesta, che quando l’intercettazione, i servizi ocp, di osservazione telematica erano terminati nel sistema veniva inserito il termine “cessato” che, dal programma, viene evidenziato con il colore rosso. Un elemento conosciuto però, secondo quanto emerso dalle indagini, solo dalle persone interne all’ufficio intercettazioni e in uso esclusivo in procura a Roma, essendo stato, a suo tempo, ideato proprio da un appartenente all’ufficio. All’udienza fissata per gennaio verranno sentiti due degli operanti che hanno lavorato all’inchiesta e altri testimoni che erano stati sentiti a sommarie informazioni dagli inquirenti.