La Riforma Cartabia: un’analisi delle novità processuali
L’Inca, il patronato della Cgil, ha organizzato un seminario di aggiornamento per fare il punto sul contenzioso e discutere delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia in materia processuale. Secondo l’Inca, questo evento è un’importante occasione per condividere informazioni e individuare le nuove criticità derivanti dalla progressiva riduzione dei diritti e delle tutele.
Amos Andreoni, membro del collegio legale dell’Inca nazionale, ha spiegato che lo scopo della riforma è semplificare il processo giudiziario e favorire soluzioni alternative. In questo contesto, si è posta la domanda su come valorizzare il procedimento amministrativo e di ricorso per rendere più snella la fase giudiziaria. Andreoni ha anche evidenziato la necessità di migliorare la comunicazione con l’Inps e l’Inail, poiché all’interno di queste istituzioni ci sono direzioni che non collaborano tra loro, creando confusione e inefficienze.
Barbara Storace, avvocato e membro del collegio legale dell’Inca nazionale, ha sottolineato che la razionalizzazione e l’accelerazione del processo possono portare a una modernizzazione e a una riduzione dei tempi della giustizia. Tuttavia, ha evidenziato che ci sono limitazioni al diritto di difesa e al diritto sostanziale, che possono compromettere la qualità del processo quando si cerca di semplificarlo.
Rosa Maffei, coordinatrice del collegio legale dell’Inca nazionale, ha ricordato che la sentenza numero 8 della Corte Costituzionale riguarda il recupero di pagamenti indebiti da parte di enti pubblici o previdenziali. Questa sentenza introduce un rimedio legato alla capacità restitutoria del soggetto, considerando anche elementi personali, economici e di salute che verrebbero messi in discussione se l’ente richiedesse la restituzione. Tuttavia, Maffei ha precisato che questa disposizione riguarda solo settori specifici, come le pensioni, escludendo le prestazioni previdenziali.
Durante il seminario, è stato anche affrontato il contenzioso relativo alla Naspi. Roberta Palotti, membro del collegio legale dell’Inca nazionale, ha evidenziato che una delle questioni più problematiche riguarda il riconoscimento del diritto alla Naspi per i detenuti che hanno lavorato all’interno del carcere per conto della Pubblica Amministrazione. Dopo la scarcerazione, questi detenuti vedono interrompersi il loro rapporto di lavoro e richiedono l’accesso alla Naspi, ma la domanda viene respinta dall’Inps. Palotti ha sottolineato che il lavoro svolto all’interno del carcere è regolamentato e che l’amministrazione penitenziaria versa contributi assicurativi per questi lavoratori, quindi il diritto alla Naspi dovrebbe essere riconosciuto.
Un’altra questione riguarda la decorrenza della Naspi in caso di liquidazione giudiziale. Attualmente, l’Inps riconosce il diritto alla Naspi solo a partire dalla presentazione della domanda di sostegno al reddito, che può avvenire fino a 8 mesi dopo l’apertura della liquidazione giudiziale. Palotti ha sostenuto che il diritto alla Naspi dovrebbe essere riconosciuto a partire dall’apertura della liquidazione giudiziale, garantendo così una copertura della contribuzione figurativa per il lavoratore.
In conclusione, il seminario ha offerto un’opportunità per discutere delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia e per individuare le sfide e le criticità che si presentano nel contenzioso. L’Inca si impegna a continuare a lavorare per tutelare i diritti dei lavoratori e migliorare l’efficienza del sistema giudiziario.