Il dibattito sull’uso del Var nel calcio ha assunto un’importanza cruciale nel panorama sportivo odierno. Roberto Rosetti, ex arbitro di fama e attuale presidente della Commissione Arbitri UEFA, ha recentemente condiviso le sue opinioni su questo strumento tecnologico essenziale per garantire la correttezza delle decisioni in campo. Attraverso un episodio personale legato al Mondiale del 2010, Rosetti mette in evidenza come la tecnologia possa prevenire errori decisivi, evidenziando anche la necessità di un utilizzo equilibrato del Var.
Un episodio memorabile che ha segnato la carriera di Rosetti si è verificato durante la partita Argentina-Messico, disputata agli ottavi di finale del Mondiale del 2010 in Sudafrica. L’arbitro, al quale è stata attribuita la direzione di gara, si è trovato a dover convalidare un gol di Carlos Tevez, realizzato in posizione di fuorigioco. Questo momento è diventato emblematico della fragilità delle decisioni arbitrali e dell’impatto che un errore può avere sul proseguimento di un torneo così prestigioso. Rosetti ha dichiarato che se il Var fosse stato disponibile in quel momento, avrebbe avuto la possibilità di correggere il suo errore clamoroso e risparmiare a sé stesso il pesante rimorso di aver sbagliato in un contesto di così alta visibilità.
Riportando le sue parole, Rosetti ha affermato: “Tutto il mondo può rivedere quello che io, arbitro della partita, non posso.” Questo sottolinea l’importanza della tecnologia, che non solo aiuta a mantenere la giustizia nel gioco, ma contribuisce anche a restituire l’equilibrio dopo decisioni errate. La sua frustrazione per non aver potuto avvalersi di un controllo video è palpabile. La mancanza di questo strumento lo ha portato a credere che la finale del Mondiale sarebbe potuta toccare a lui.
Rosetti difende con fermezza l’utilizzo del Var, sostenendo che questo non pregiudica l’autorità dell’arbitro, anzi fornisce un supporto importante nelle situazioni di difficoltà. L’ex fischietto ha chiarito che il Var non è pensato per sostituire il giudizio arbitrale, bensì per offrire un aiuto in circostanze in cui le decisioni possano essere errate. È una questione di giustizia, ha aggiunto, e non un attacco alla personalità dell’arbitro in campo, che deve sempre avere la padronanza e la conoscenza del gioco.
Nella sua visione, l’approccio deve essere chiaro: il Var è un alleato per gli arbitri, ma il momento della decisione finale spetta ancora al direttore di gara. Rosetti è scettico riguardo all’opzione della “call per review”, che permetterebbe agli allenatori di richiedere un riesame delle azioni durante la partita. A suo avviso, questa pratica potrebbe generare confusione aggiuntiva e disturbare il flusso naturale del gioco, carico di dinamiche imprevedibili.
Un altro punto cruciale sollevato da Rosetti riguarda la sicurezza degli arbitri. Recentemente, in Serie A, è stata avviata una campagna di sensibilizzazione, durante la quale gli arbitri hanno indossato un segno nero sul viso per denunciare le aggressioni subite. Questo gesto ha voluto portare all’attenzione pubblica un tema di grande rilevanza nel mondo del calcio, sottolineando come gli arbitri devono essere rispettati come pubblici ufficiali durante la loro attività.
Rosetti è chiaro nella sua posizione: chiunque aggredisca un arbitro non dovrebbe più avere accesso a uno stadio. Questo messaggio di fermezza mira a proteggere non solo gli arbitri stessi, ma anche a rafforzare l’integrità dell’intero sport. La sicurezza e il rispetto verso gli ufficiali di gara sono infatti essenziali per mantenere un ambiente di gioco equo e corretto. La volontà di agire in modo deciso per garantire che gli arbitri possano lavorare senza timori aggiuntivi è una priorità fondamentale per il presidente della Commissione Arbitri UEFA.