Il self-care, ovvero la gestione autonoma della salute da parte dei cittadini, sta guadagnando sempre più attenzione nel panorama sanitario italiano. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, questo concetto abbraccia vari aspetti, inclusi farmaci da banco, integratori e prodotti igienici, con un potenziale impatto economico positivo sul nostro servizio sanitario. I recenti interventi di esperti in materia hanno rivelato come il self-care possa non solo migliorare il benessere individuale, ma anche alleggerire le pressioni sul sistema sanitario nazionale.
L’importanza del self-care
Il self-care è un approccio fondamentale per molte persone in Italia, che permette di affrontare piccoli disturbi senza necessariamente rivolgersi a un medico. Davide Fanelli, General Manager Southern Europe di Haleon, ha sottolineato durante un recente talk quanto sia variegato il concetto di self-care, che abbraccia un’ampia gamma di prodotti e servizi. L’alto numero di cittadini che gestiscono autonomamente disturbi comuni, stimato in circa 137 milioni in un anno, ha portato a un risparmio significativo di circa 5 miliardi di euro, derivante dalla prevenzione di visite mediche e dal recupero di ore lavorative.
Questo approccio, oltre a favorire risparmi economici, contribuisce a una società più sana e produttiva. Tuttavia, è importante notare che, nonostante i vantaggi evidenti, solo una minima parte delle risorse sanitarie è attualmente destinata alla prevenzione delle malattie: solo il 2% rispetto al 98% indirizzato alla cura delle patologie. Fanelli ha evidenziato la necessità di un cambiamento di paradigma, in modo che il self-care diventi un pilastro nella gestione della salute pubblica.
I dati e le prospettive per il futuro
Dati raccolti da Aesgp, l’Associazione europea per il self-care, dimostrano ulteriormente l’impatto positivo del self-care. Si stima che ogni euro investito nella prevenzione genere sette euro di risparmio per il sistema sanitario. Emanuele Monti, presidente della IX Commissione Sostenibilità sociale in Lombardia, ha richiamato l’attenzione su questo aspetto cruciale, suggerendo che un’attenzione maggiore alla salute preventivativa potrebbe alleviare le sofferenze e i costi futuri. La sua affermazione è sostenuta da studi di enti come la European House Ambrosetti, che confermano l’importanza di investire in prevenzione.
Un’indagine presentata al Parlamento europeo ha rivelato un dato interessante: l’80% dei cittadini UE desidera prendersi cura della propria salute, ma solo il 20% si sente realmente equipaggiato per farlo. Questi risultati evidenziano la necessità di un intervento educativo che migliori la consapevolezza della gestione della salute personale e il coinvolgimento attivo delle comunità. Monti ha chiamato in causa le istituzioni, richiedendo maggiore impegno e formazione per garantire che ogni cittadino possa diventare responsabile della propria salute.
Il ruolo delle farmacie nel self-care
Le farmacie rivestono un ruolo cruciale nel favorire l’accesso alla salute e alla consulenza, operando come punti di riferimento sul territorio. Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, ha evidenziato come, in Europa, ci siano 160mila farmacie accessibili a pochi minuti dalla maggior parte della popolazione. In tale contesto, il farmacista diventa un attore centrale nell’auto-trattamento, supportando i cittadini con informazioni fondamentali e consigli su come gestire i disturbi.
Mandelli ha sottolineato l’importanza di una comunicazione chiara e di campagne informative efficaci, poiché in un mondo in cui le informazioni circolano liberamente e possono risultare caotiche, è necessario guidare i pazienti nella scelta consapevole di ciò che è meglio per loro. La cooperazione tra medici e farmacisti, come delineato nel decreto ministeriale 77, è essenziale per migliorare l’assistenza al paziente. Costruire un dialogo efficace con gli utenti risulta fondamentale: la salute non dipende solo da farmaci, ma anche dall’approccio umano, dall’empatia e dalla consulenza mirata.
In un’epoca in cui il self-care sta emergendo come strumento di grande rilevanza per la salute pubblica, l’integrazione di diverse figure professionali, la creazione di una cultura della prevenzione e un’accresciuta consapevolezza nei cittadini potrebbero rappresentare la chiave per un sistema sanitario più sostenibile e collaborativo.