Il piano di Zelensky per la Nato: le resistenze internazionali e le incertezze future

Zelensky presenta un piano per l’integrazione dell’Ucraina nella NATO, ma incontra resistenze da parte di potenze europee e USA, sollevando dubbi sulla stabilità e il futuro del conflitto.
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Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, ha recentemente presentato un ambizioso piano volta alla vittoria del paese nel conflitto con la Russia, evidenziando la richiesta di un’integrazione immediata nella NATO. Tuttavia, la reazione delle potenze europee e degli Stati Uniti ha messo in luce una serie di ostacoli e riserve significative, sollevando interrogativi sul percorso futuro di Kiev all’interno dell’Alleanza Atlantica e sul conflitto in corso.

Le risposte negative alle proposte di Zelensky

Il primo riscontro ufficiale al piano presentato da Zelensky è giunto dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, il quale ha respinto i punti cruciali del progetto. Scholz ha espresso preoccupazione per un possibile aggravarsi del conflitto, temendo che la guerra in Ucraina possa trasformarsi in un confronto diretto tra la Russia e la NATO. Inoltre, il diplomatico tedesco ha nuovamente escluso la fornitura di missili da crociera a lungo raggio Taurus, strumento che avrebbe potuto godere di un impiego strategico da parte delle forze ucraine.

Le dichiarazioni del premier ungherese Viktor Orban e del suo omologo slovacco Robert Fico hanno proseguito lungo questa linea scettica. Orban ha motivato la sua mancata adesione al piano di Zelensky sottolineando che non ci sarebbero vantaggi per l’Ungheria, mentre Fico ha avvertito i rischi di una escalation globale, parlando di una possibile “terza guerra mondiale”. Queste posizioni esprimono l’inquietudine di diverse nazioni europee riguardo la stabilità del continente e la provocazione di Mosca.

L’atteggiamento cauto della NATO e degli Stati Uniti

All’interno della NATO, gli Stati Uniti si sono mantenuti su una linea di non impegno. John Kirby, portavoce dell’amministrazione Biden, ha dribblato la questione, dichiarando che il piano di Zelensky è ancora oggetto di analisi. Allo stesso tempo, la Casa Bianca ha confermato l’assenza di un consenso unico tra i membri dell’Alleanza riguardo un potenziale invito all’Ucraina. Mark Rutte, segretario generale della NATO, ha scelto di non esprimere un chiaro sostegno al piano, alimentando così i timori di Kiev sull’effettivo consenso delle potenze occidentali.

Il piano di Zelensky, che propone di includere l’Ucraina nella NATO, è una richiesta attesa sin dal settembre 2022, quando è stata presentata un’offerta ufficiale all’Alleanza. Nonostante Rutte abbia parlato di un futuro ingresso “irreversibile”, la situazione attuale di guerra rende l’adesione non solo complessa ma anche impraticabile. Un ex segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha proposto un possibile compromesso, ispirato al modello della Germania Ovest, in cui solo le aree controllate da Kiev potrebbero essere incluse nell’Alleanza. Ma tale proposta si scontra con i timori di Mosca e metterebbe a rischio una stabilità già precaria.

La questione della demarcazione territoriale

L’idea di un confine netto tra le forze NATO e russe sembra difficile da attuare nella realtà attuale dell’Ucraina. Dalla liberazione di Kherson, avvenuta quasi due anni fa, il territorio è costantemente sotto assedio, fatto salvo il controllo ucraino. La città di Kharkiv rappresenta un altro esempio emblematico: nonostante sia libera, subisce ripetuti attacchi missilistici. Anche in località come Zaporizhzhia e Leopoli, i bombardamenti russi continuano a preoccupare i civili e a complicare ulteriormente il quadro di sicurezza.

Questa situazione ha portato a interrogativi sul delineamento di una vera e propria linea di demarcazione. Tracciare un confine chiaro che possa distinguere il territorio della NATO potrebbe risultare problematico, dato che le aree attualmente controllate da Kiev sono continuamente sottoposte a bombardamenti e attacchi. La guerra in corso ha messo in evidenza le difficoltà di una gestione territoriale sicura e i rischi connessi a un ampliamento della NATO.

Le richieste di armamento e le reazioni russe

Un altro elemento cruciale del piano di Zelensky è la richiesta di un invio illimitato di armi destinate a offensiva contro obiettivi russi. Questo aspetto ha sollevato dibattiti tra gli alleati, preoccupati di oltrepassare quelle che vengono chiamate “linee rosse” fissate da Putin. Il presidente russo ha avvertito che una simile mossa sarebbe interpretata come una partecipazione diretta alla guerra, minacciando una risposta nucleare.

L’aspirazione di Kiev di dotarsi di missili a lungo raggio per colpire obiettivi oltre il confine russo rappresenta una potenziale svolta strategica. L’affidabilità delle capacità aeree si dimostrerà decisiva, soprattutto in vista di un inverno che minaccia di rallentare le operazioni di terra. Le dichiarazioni del presidente Biden indicano che l’Ucraina si sta preparando ad affrontare una stagione difficile da un punto di vista militare e logistico.

L’instabilità diplomatica e le elezioni negli Stati Uniti

Nel contesto del piano economico e diplomatico di Zelensky, l’impatto delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti si fa sentire. Con le elezioni imminenti, i candidati hanno posizioni nettamente diverse riguardo il conflitto in Ucraina. Donald Trump ha rilasciato commenti secondo cui durante la sua presidenza la Russia non avrebbe mai invaso l’Ucraina, e ha attribuito responsabilità a Zelensky per l’attuale crisi. Questo potrebbe complicare le relazioni tra Kiev e Washington in caso di una sua eventuale rielezione.

Al contrario, se Kamala Harris dovesse continuare a rappresentare il partito democratico, la linea di continuità con l’amministrazione Biden rimarrebbe inalterata, dando ulteriore supporto all’Ucraina. La campagna della Harris si concentra sull’immagine di una diplomatica per creare alleanze solide e oppose ai dittatori, continuando sulla traccia di sostegno a Kiev.

Le nuove dinamiche politiche, insieme alle tensioni nel conflitto ucraino, pongono interrogativi su quale direzione prenderà l’Ucraina e sulla solidità delle alleanze internazionali.