A Lampedusa (Agrigento), il corpo di un uomo, o forse un ragazzo, viene avvistato dal pattugliatore Vega in mare. Le braccia sono spalancate e le gambe piegate in modo innaturale. L’elicottero AB 212 della Marina militare è il primo a raggiungere il luogo della tragedia. La nave militare si trovava a circa 25 miglia di distanza quando è stata contattata dalla Capitaneria di porto di Palermo per intervenire in un naufragio. Il barcone è affondato a circa mezzo miglio a sud dell’isola dei Conigli. Il pilota dell’elicottero ha coordinato l’azione dei mezzi di soccorso, indicando la posizione dei naufraghi disseminati su un’ampia zona. I soccorritori sono arrivati immediatamente e sono stati salvati 155 naufraghi. Purtroppo, si teme che non ci siano altre speranze di trovare sopravvissuti. I superstiti vengono portati sulla banchina del porto, dove vengono trattati e i corpi dei defunti vengono composti. Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, e il prete don Stefano Nastasi sono visibilmente scossi dalla situazione. Il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Pietro Bartolo, afferma che in tutti i suoi anni di lavoro non ha mai visto niente di simile. Gli abitanti di Lampedusa cercano di aiutare nelle operazioni di soccorso, inclusi i pescatori che sono arrivati per primi sul luogo dell’incidente. Francesco Colapinto, un pescatore a bordo dell’Angela C., racconta che hanno recuperato 18 persone vive e 2 morti prima dell’arrivo delle motovedette. L’orrore della tragedia è ancora visibile sul suo volto.