Nella recente visita a sorpresa al Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Gjader, in Albania, Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha sollevato forti critiche riguardo all’operazione del governo italiano che ha previsto la costruzione di questa struttura per un valore di 800 milioni di euro. Questo investimento, secondo Schlein, appare come uno sperpero di risorse pubbliche, soprattutto considerando che il centro è al momento vuoto e in attesa di importanti valutazioni da parte della Corte di Giustizia Europea. La questione tocca tematiche fondamentali sui diritti umani e sul rispetto delle normative italiane ed europee.
Durante la sua visita, Schlein è stata accolta da un personale composto da forze dell’ordine e operatori dell’ente gestore, attualmente impegnato a monitorare una struttura che, figuriamoci, è in stato di abbandono. “Siamo qui a vigilare su un centro vuoto”, ha affermato Schlein, evidenziando l’assurdità della situazione. La segretaria ha espresso la sua preoccupazione riguardo a un accordo con l’Albania che, a suo dire, non solo contrasta con i diritti fondamentali delle persone, ma anche con le legislazioni nazionali ed europee.
L’assenza di ospiti nella nuova struttura ripropone interrogativi sull’effettiva utilità di questa operazione e sulla logica che sta dietro a tale investimento. Su questo punto, l’ex presidente del Consiglio ha ribadito che le risorse destinate al Cpr avrebbero potuto essere impiegate in modi più efficaci. Il contrasto tra l’uso delle risorse per strutture vuote e le reali esigenze della popolazione italiana è divenuto il fulcro della discussione.
Schlein ha anche denunciato la continua avanzata dei lavori per il completamento del centro, che prevede la possibilità di accogliere fino a mille persone. Ha sottolineato come, invece di investire in strutture potenzialmente inutili, il governo potrebbe destinare questi fondi a servizi essenziali per i cittadini. “Si potrebbero finanziare 50mila nuovi posti negli asili nido oppure 7mila insegnanti e 6mila infermieri per cinque anni”, ha commentato, lasciando intendere che il governo stia portando avanti l’operazione Cpr nonostante l’evidente spreco di denaro pubblico.
L’obiettività della gestione delle risorse è stata messa in discussione anche a livello locale, dove si conferma la necessità di riflessioni approfondite sulla destinazione dei fondi pubblici. Questi temi si intrecciano con il dibattito più ampio su come l’Italia gestisce l’immigrazione e l’integrazione, due questioni centrali nel panorama politico attuale.
La scelta di costruire un centro di accoglienza in Albania, secondo Schlein, rappresenta una strategia propagandistica piuttosto che una soluzione efficace ai problemi legati all’immigrazione. La realizzazione di strutture come quella di Gjader offre una chiara opportunità per riflettere sull’approccio del governo italiano nei confronti dei diritti umani e della cooperazione internazionale. Il mantenimento di politiche chiuse, che favoriscono iniziative poco pratiche e costose, potrebbe risultare inaadeguato per affrontare sfide complesse come la risposta ai flussi migratori.
La secchissima critica levata dalla leader del PD si inciampa in una questione di fondo: come possono i governi, incluso quello italiano, continuare a dare favore a politiche che non solo non offrono soluzioni ma si rivelano estremamente costose? Questo scenario richiede un cambio di prospettiva, un riesame delle politiche attuate e una riflessione su come allocare le risorse in maniera responsabile e utile per la società nel suo complesso.