La lotta contro la violenza maschile sulle donne: ancora molto da fare
Si avvicina il 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, e gli eventi dedicati a sensibilizzare l’opinione pubblica si moltiplicano. Nonostante l’attenzione crescente su questo tema, il cambiamento culturale necessario per contrastare efficacemente questo fenomeno ancora radicato nella società è ancora lontano e le istituzioni che dovrebbero promuoverlo sembrano non fare abbastanza.
Antonella Veltri, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, sottolinea la gravità della situazione: “Stiamo piangendo Giulia Cecchettin, siamo di fronte a un numero costante di femminicidi nel corso degli anni e troppe donne vivono quotidianamente situazioni di violenza. Siamo ancora immersi in una cultura patriarcale che tende a giudicare le donne come vittime anziché condannare gli uomini che commettono atti di violenza”.
La situazione delle donne è ancora più precaria a causa di attacchi pericolosi ai diritti che sembravano acquisiti, come la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Le donne vedono minacciata la loro libertà di gestire autonomamente il proprio corpo. Inoltre, nel 2023, si parla ancora di violenza economica e di disparità salariale. Le donne, sia che lavorino come libere professioniste o dipendenti, guadagnano nettamente meno dei loro colleghi maschi, anche per lavori altamente qualificati. Secondo l’Istat, le donne guadagnano in media 15,2 euro all’ora, mentre gli uomini guadagnano 16,2 euro, con un divario ancora più ampio tra dirigenti e laureati. È necessario superare l’idea che le donne possano guadagnare meno perché c’è un uomo che compensa. Questo è solo un sintomo di una società in cui la sottomissione e il controllo finanziario all’interno delle coppie sono considerati normali.
Antonella Veltri sottolinea l’urgenza di un cambiamento e afferma che è responsabilità di tutti agire quotidianamente per promuoverlo: “Il cambiamento è necessario ora ed è responsabilità di tutti. Ognuno di noi deve agire nel contesto in cui vive per contribuire a questo cambiamento”.
È anche responsabilità delle istituzioni sostenere i Centri antiviolenza, che spesso si trovano in difficoltà economiche. “La nostra Rete comprende 110 Centri antiviolenza che ogni anno accolgono oltre 20.000 donne per aiutarle nel loro percorso verso la libertà . I nostri Centri non impongono alle donne progetti preconfezionati, ma le sostengono affinché ritrovino la loro forza e si autodeterminino, recuperando il potere di scelta che la violenza aveva loro tolto. È fondamentale che le donne che vivono situazioni di violenza e maltrattamento sappiano che possono contare su di noi”.
In conclusione, nonostante gli sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza maschile sulle donne, è evidente che c’è ancora molto da fare per raggiungere un cambiamento culturale significativo. È necessario che le istituzioni si impegnino maggiormente e che ognuno di noi agisca nel proprio contesto per promuovere un’effettiva parità di genere e porre fine alla violenza maschile sulle donne.