Il Metropolitan Museum of Art porta a New York l’arte di Africa e Bisanzio
Il Metropolitan Museum of Art di New York ha inaugurato una nuova mostra intitolata “Africa e Bisanzio”, che espone 180 oggetti che raccontano la storia dei contatti culturali tra diverse civiltà. La mostra presenta le tradizioni artistiche e culturali bizantine in Tunisia, Egitto, Sudan ed Etiopia dal quarto al quindicesimo secolo. Nonostante il Sudan non abbia potuto prestare i grandi murali della Cattedrale di Faras a causa del conflitto civile in corso, il Monastero di Santa Caterina nel Sinai ha inviato un manoscritto miniato e quattro icone preziose, tra cui una del sesto secolo raffigurante la Vergine, il Bambino e la Mano di Dio, considerata una delle più antiche al mondo.
L’icona è esposta accanto a un arazzo contemporaneo della Vergine in trono prestato dal museo di Cleveland. La mostra, aperta fino al 3 marzo, mette in mostra affreschi, mosaici, dipinti su legno, gioielli, ceramiche e manoscritti miniati, offrendo uno sguardo approfondito su un’area poco studiata della storia dell’arte. La curatrice Andrea Achi ha voluto evidenziare le comunità multiculturali della regione, unendo arte, religione, letteratura, storia e archeologia.
L’Egitto, solitamente riluttante a prestare le sue opere, ha contribuito alla mostra con sette oggetti provenienti dal Museo Egizio di Tahri e dal Museo Copto. La mostra si concentra sui secoli in cui gran parte del Nord Africa era governata da Costantinopoli, esplorando anche lo sviluppo dei regni cristiani nel Corno d’Africa e le diverse tradizioni artistiche e religiose che fiorirono in Tunisia, Sudan, Egitto ed Etiopia.
La mostra evidenzia il legame tra fede, politica e commercio che univa queste comunità a Bisanzio. Gli oggetti esposti coprono quasi duemila anni di storia e includono dipinti su legno attribuiti a Nicolò Brancaleon, un pittore veneziano attivo alla corte etiope alla fine del Quattrocento. La mostra offre un’opportunità unica per esplorare l’arte e la cultura di queste regioni, evidenziando la diversità e l’unità dell’impero romano in epoca tardo antica.
Articolo originale: ANSA