I redditi dei membri del governo: ecco chi guadagna di più tra viceministri e sottosegretari

La questione dei redditi dichiarati dai membri del governo non parlamentari è un argomento che suscita interesse e dibattito. Con i dati dei redditi del 2023 ormai a disposizione, è possibile fare un’analisi dettagliata su chi si trova ai vertici della classifica. Da Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il quale dichiara un reddito imponibile di 180mila euro, agli altri membri del governo, i numeri rivelano molto sui compensi e sulle proposte di equiparazione a quelli dei parlamentari.

Alfredo Mantovano in cima alla classifica dei redditi

Il reddito imponibile di Alfredo Mantovano, che ammonta a 180.895 euro, lo pone in testa alla lista dei membri del governo non parlamentari. Le sue dichiarazioni, relative al 2024, si riferiscono ai redditi percepiti nel 2023. Segue in seconda posizione Giuseppe Valditara, il ministro dell’Istruzione, con un reddito di 163.338 euro, e Andrea Abodi, titolare del ministero dello Sport, il cui imponibile è di 157.563 euro. È importante notare che i dati di Abodi sono relativi alla dichiarazione del 2023, che fa riferimento all’anno precedente.

Un dato curioso riguarda Alessandro Giuli, il ministro della Cultura, il quale, pur non figurando tra i primi, ha comunque dichiarato un imponibile di 203.170 euro nel 2024. Tuttavia, va sottolineato che questi redditi si riferiscono all’anno 2022, prima della sua nomina ministeriale.

Queste informazioni emergono in un contesto di dibattito politico, con una proposta in discussione alla Camera dei Deputati che mira a equiparare i compensi dei membri del governo non parlamentari ai salari di senatori e deputati. La proposta ha destato l’attenzione dell’opinione pubblica, alimentando un confronto su giustizia e trasparenza nei compensi pubblici.

Altri ministri e la loro posizione nella classifica

A seguire Mantovano, Valditara e Abodi, troviamo Orazio Schillaci, il ministro della Salute, che dichiara 105.215 euro. Schillaci apre la strada ad altri ministri i cui redditi sono significativamente più bassi. Guido Crosetto, ministro della Difesa, si attesta a 101.647 euro, mentre Alessandra Locatelli, titolare del ministero della Disabilità, registra un imponibile di 99.780 euro. Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, chiude il gruppo dei primi con un reddito di 96.635 euro, mentre Marina Calderone, ministro del Lavoro, riporta 95.260 euro.

Questi dati testimoniano le differenze palesi tra i compensi dei diversi portafogli, ponendo interrogativi sull’equità delle retribuzioni rispetto al lavoro e alla responsabilità che ciascun ruolo comporta. Inoltre, la disparità di reddito tra i vari ministeri solleva interrogativi importanti sulle politiche retributive del governo.

I redditi dei viceministri e sottosegretari

Tra i viceministri e i sottosegretari, il primo a seguire il sottosegretario Mantovano è Giorgio Silli, sottosegretario agli Esteri, con un imponibile di 128.787 euro. In seconda posizione troviamo Fausta Bergamotto, che, con un reddito di 109.304 euro, è sottosegretaria alle Imprese. Claudio Barbaro, sottosegretario all’Ambiente, segue con 107.271 euro. Questi tre esponenti del governo mostrano che anche i compensi dei sottosegretari possono essere rilevanti, anche se con valori inferiori rispetto ai ministri di prima fascia.

Negli altri casi di viceministri e sottosegretari, si nota una tendenza a non superare la soglia dei 100mila euro. Valentino Valentini, viceministro alle Imprese, si ferma a 99.800 euro, registrando una cifra molto vicina al limite. Giuseppina Castiello, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, dichiara 99.781 euro, mentre Luigi D’Eramo, sottosegretario all’Agricoltura, chiude la lista a 99.147 euro. Questi dati rivelano una distribuzione dei redditi che evidenzia una marcata differenza tra i vari gradi istituzionali, contribuendo al dibattito sulle riforme necessarie per rendere più equa e trasparente la remunerazione dei rappresentanti istituzionali.

I redditi dei membri del governo, quindi, non solo sono un aspetto fondamentale per capire le dinamiche interne dell’esecutivo, ma anche un riflesso delle scelte politiche e sociali in corso.