Hydra Servizi Fiduciari è partita alla volta del confine tra Polonia e Ucraina nella sera di mercoledì 2 Marzo organizzando un manipolo di uomini e una colonna di tre vetture aziendali, con l’obiettivo di trarre in salvo quante più persone possibile con le loro forze: donne, bambini, disabili, anziani in fuga dalla guerra.
Questo il racconto di cosa ha significato la loro “Missione per l’Ucraina“.
“Ecco, siamo partiti ( e tornati!) con i buoni propositi che vi avevamo voluto presentare, senza schierarci e senza voler dare esempi e senza retorica, ma a favore di bambini e povera gente che sta pagando amaramente un prezzo esorbitante per la sola colpa di essere nati legati ad una semplice appartenenza nazionale e come tali individuati come criminali. Abbiamo portato un microscopico soccorso, e in parte -vogliamo credere- buona speranza nell’esistenza di “uomini di buona volontà“.
Certo lo abbiamo saputo fare come semplici “operatori di sicurezza“, e ora ritorneremo a svolgere i compiti che svogliamo quotidianamente nella normalità e nell’anonimato, che è la nostra condizione stabile di lavoro.
Siamo sempre noi: sempre quelli che generalmente vengono chiamati volgarmente “buttafuori“, più spregevolmente “gorilla“, o “energumeni” o peggio ancora “picchiatori professionisti“, ma normalmente ci vuole vedere così, e ci chiama così, solo chi sa che – grazie alla nostra presenza – non può gettare scompiglio o far valere le sue prepotenza.
Noi siamo “anche” dei vigilanti, perché lavoriamo nei locali, spesso con turni massacranti, la sera, la notte, aiutando come e dove possiamo le forze dell’ordine a far mantenere il minimo livello necessario di civiltà di comportamento anche durante i momenti di svago di chi frequenta i luoghi del divertimento, del meritato riposo, della chiassosa e disordinata “movida”.
La prossima volta che ci vedrete, che penserete di star guardando un “buttafuori” al lavoro, vi preghiamo di tener presente che egli è come noi: non soltanto un generico addetto all’accoglienza, ma soprattutto una persona “di cuore” come si suole dire, che nel proprio lavoro quotidiano si adopera (non senza rischi) nel delicato compito di rimanere a diretto contatto con il pubblico, con le persone che si attendono tranquillità e regolarità di svolgimento di operazioni massive, come nella scorsa pandemia che ci ha visto tutti coinvolti (anche e purtroppo come vittime) o durante gli eventi dove intervengono le masse, le folle, durante gli spettacoli, o i concerti musicali, le pubbliche manifestazioni, ma anche durante operazioni lavorative di routine che hanno bisogno di aiuto e assistenza, di vigile sorveglianza e testimonianza, siamo in sostanza persone che credono nei valori sociali della pace nella libertà. Nel nostro lavoro compiamo spesso anche importanti gesti di soccorso che vanno ben al di là del mero compito assegnatoci per contratto, e siamo capaci di abnegazione e coscienza sociale propri di chi si preoccupa del mantenimento della tranquillità nel piccolo della propria realtà di servizio quotidiano.
In questa situazione particolare di guerra, ci siamo sentiti di quotarci ciascuno di una parte di impegno di tempo, di economia, di rischio e di operato, per intervenire con il proprio supporto extraterritoriale tra stati membri dell’unione europea, abbiamo deciso di impegnarci in questa esperienza intrapresa forse istintivamente ma velocemente ed efficacemente per portare un aiuto concreto in tempi rapidi ancora dove c’è un evidente sbilanciamento di forze tra chi opprime e chi subisce.
Queste poche righe le abbiamo scritte soltanto per lasciarvi meglio apprezzare il senso di questo nostro piccolo contributo alla difesa della pace, della democrazia e della libertà delle genti di ogni Paese civile.”
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