Hakan Calhanoglu tra le indagini sulla curva nerazzurra: la sua testimonianza nel caso ‘Doppia curva’

Hakan Calhanoglu, centrocampista dell’Inter, è stato ascoltato nell’inchiesta ‘Doppia curva’, che indaga legami tra tifoserie milanesi e criminalità organizzata, portando a 19 arresti e interrogativi sul calcio.
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Il calciatore Hakan Calhanoglu, centrocampista dell’Inter, è stato coinvolto nell’inchiesta ‘Doppia curva’, la quale ha portato a importanti sviluppi nel panorama delle curve milanesi. Questi eventi sono emersi dai recenti accertamenti condotti dalle autorità, mirati a indagare sospette infiltrazioni criminali all’interno delle tifoserie. Calhanoglu, ascoltato come testimone dalla squadra Mobile di Milano, ha fornito chiarimenti che potrebbero rivelarsi significativi per la prosecuzione delle indagini.

Il contesto dell’inchiesta ‘Doppia curva’

L’inchiesta ‘Doppia curva’ è un’indagine avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, coordinata dai pubblici ministeri Sara Ombra e Paolo Storari. L’operazione si concentra sulle curve di tifosi delle due principali squadre di calcio milanesi, l’Inter e il Milan, nel sospetto di avere legami stretti con ambienti criminali. Recentemente, questa indagine ha condotto a 19 arresti, incluso quello di Marco Ferdico, che risulta avere connessioni significative con estremi gruppi di tifosi.

Le autorità hanno messo in luce presunti rapporti tra i membri delle curve e la criminalità organizzata, che si concentrano su attività illecite e traffico di influenze, minacciando così non solo la sicurezza pubblica, ma anche l’immagine del calcio milanese. Questa operazione ha portato all’azzeramento dei direttivi delle curve, ritenuti contigui a circuiti criminali. Il livello di interesse nei confronti della situazione ha indotto anche altre figure di rilievo a farsi avanti e a collocarsi al centro delle indagini.

La testimonianza di Hakan Calhanoglu

Durante l’interrogatorio, Hakan Calhanoglu ha dichiarato di aver conosciuto alcuni esponenti della curva dell’Inter, in particolare in seguito ad atti di solidarietà a causa del devastante terremoto che ha colpito la Turchia. Queste interazioni, come specificato dal calciatore, sono state sporadiche e limitate a rapporti personali, non collegati a funzioni ufficiali o attività legate alla sua professione di calciatore. Calhanoglu ha evidenziato l’importanza di segnalare che il club avesse esplicitamente avvertito i giocatori di non avere contatti con le curve.

Conclusioni che emergono dalle sue dichiarazioni indicano una connotazione caotica e complessa dei rapporti interni, dove il giocatore sembra aver preso coscienza delle reali identità di alcuni individui solo dopo eventi drammatici come l’omicidio di Antonio Bellocco, un noto nome all’interno del clan di Rosarno. Bellocco è stato tragicamente ucciso lo scorso settembre a Cernusco sul Naviglio, al di fuori del contesto calcistico, ma la sua figura è emersa nei circuiti delle indagini sulla curva.

Le implicazioni della situazione

Le rivelazioni di Calhanoglu, sebbene presentate come testimonianza personale, pongono interrogativi su come il mondo del calcio possa interagire con ambienti potenzialmente pericolosi e paralleli. La questione solleva anche la necessità di un esame più profondo delle relazioni esistenti tra i calciatori professionisti e le tifoserie. Tali interazioni, anche se occasionali e non sistematiche, potrebbero rivelarsi problematiche, soprattutto in un contesto delicato come quello attuale, in cui il mantenimento della sicurezza e della legalità è fondamentale.

La risposta del mondo del calcio, in particolare delle istituzioni e delle associazioni sportive, sarà cruciale per prevenire l’insorgere di problematiche simili in futuro. L’Inter, in quanto club, sarà chiamata a gestire con attenzione le proprie politiche comunicative e relazionali, con l’obiettivo di tutelare la propria immagine e di garantire che il calcio rimanga un luogo di partecipazione sicura e positiva per tutti i tifosi.