La questione palestinese ha trovato voce nelle manifestazioni del movimento Fridays for Future, dove l’attivista svedese Greta Thunberg ha speso parole forti e incisive. Oltre alla richiesta di giustizia climatica, la Thunberg ha collegato la lotta per il clima alla sofferenza dei popoli oppressi, evidenziando l’urgenza di estendere la lotta anche a chi vive in condizioni di apartheid. La manifestazione tenutasi a Milano ha visto la partecipazione di numerosi attivisti, tutti uniti sotto lo stesso cielo di protesta.
La manifestazione a milano
Il giorno della manifestazione, Milano si è trasformata in un palcoscenico di mobilitazione. Sfidando le nuvole grigie e le preoccupazioni legate alla pioggia, circa mille persone si sono radunate in largo Cairoli, pronte a sentire le parole di Greta Thunberg, che ha fatto il suo ingresso su un camioncino tra applausi e cori. Il suo outfit ha catturato l’attenzione: la kefiah, tradizionale sciarpa araba, indossata come simbolo di solidarietà con il popolo palestinese.
La manifestazione si è snodata attraverso le strade principali della città , con cartelli e striscioni che esponevano messaggi chiari e diretti: “Palestina libera” e “Intifada fino alla vittoria” tra i più ricorrenti. Non è stata semplicemente una protesta ambientalista, ma un richiamo a una giustizia più ampia che abbraccia diritti umani e dignità . Diversi gruppi hanno preso parte al corteo, unendo le forze nel cercare di porre sotto i riflettori questioni di grande importanza sociale e politica. Tra i partecipanti, alcuni spiccavano per attivismo, indossando simboli di resistenza a un colonialismo secolare.
Le parole di greta thunberg
Nel suo intervento, Greta Thunberg ha messo in evidenza la connessione tra giustizia climatica e giustizia sociale. Ha parlato dell’oppressione storica dei palestinesi, definendo il regime di apartheid come una delle manifestazioni più gravi di ingiustizia contemporanea. Le sue parole hanno risonato profondamente tra i manifestanti, sottolineando la necessità di non ignorare la sofferenza altrui mentre si lotta per il clima. Ha richiamato l’attenzione su come, negli ultimi anni, il mondo abbia derubricato i diritti umani in favori di altri interessi.
“Il genocidio in diretta streaming di Israele e il silenzio generale che lo circonda sono un segnale inquietante,” ha detto l’attivista, insinuando che la mancanza di azione e di riconoscimento di questi temi da parte di chi si definisce attivista del clima possa essere vista come una forma di complicità . La Thunberg ha tracciato un legame tra lotte apparentemente distinte, affermando che “violenza, oppressione e guerre sono tutte interconnesse,” e che ignorarle equivale a trascurare la vera essenza della lotta per la giustizia.
La risposta del pubblico e le rivendicazioni politiche
Il corteo ha risposto calorosamente alle parole dell’attivista svedese, con cori e slogan che si sono levati in segno di supporto. L’unità tra le diverse fazioni presenti ha creato un’atmosfera di forte solidarietà . Le rivendicazioni politiche sono state espresse non solo attraverso i cori, ma anche tramite cartelli sostenuti con convinzione dai manifestanti, i quali richiedevano una decolonizzazione completa della Palestina.
La richiesta di “Palestina libera from the river to the sea” è stata uno dei punti focali della manifestazione. Tale espressione evidenzia il desiderio di un paese libero e sovrano, un tema che continua a guadagnare attenzione non solo in ambito locale, ma anche internazionale. Il corteo ha rappresentato un’opportunità per sottolineare l’importanza di una discussione più ampia che abbraccia i diritti umani e le disuguaglianze di fronte ai cambiamenti climatici.
La manifestazione a Milano non è stata solo un evento di protesta, ma un importante momento di mobilitazione per i diritti umani e la giustizia sociale, unendo sotto un medesimo ideale attivisti da ogni parte del mondo.