Il settore turistico italiano, un pilastro dell’economia nazionale, sta affrontando un grave problema di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Secondo uno studio condotto da Demoskopika e recentemente pubblicato da ANSA, il giro d’affari delle mafie nel turismo tocca la cifra di 3,3 miliardi di euro. Di questi, quasi 1,5 miliardi è concentrato nelle aree del Nord Italia. Il report rivela come le mafie sfruttino la vulnerabilità delle imprese per inserirsi nel tessuto economico legale, portando a galla una situazione allarmante che merita profonda attenzione.
La mappa dell’infiltrazione mafiosa nel turismo
Il report di Demoskopika ha tracciato una mappa dettagliata delle regioni italiane più colpite dall’infiltrazione mafiosa nel settore turistico. Spicca il predominio della ‘ndrangheta, che controlla più della metà degli affari illeciti, per un valore stimato di 1 miliardo e 650 milioni di euro. A seguire, si posizionano la camorra con 950 milioni e Cosa Nostra con 400 milioni. Questi dati non solo disegnano un quadro inquietante, ma evidenziano anche come la criminalità organizzata si stia radicando sempre più nel panorama economico legale.
Otto regioni presentano un alto rischio di infiltrazione: Campania, Lombardia, Lazio, Puglia, Sicilia, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Calabria. L’analisi ha classificato le regioni in tre livelli di rischio: alto, medio e basso. È la Campania a spiccare per il punteggio più elevato, con 122 punti, a causa di diversi indicatori preoccupanti. Tra questi, ci sono oltre 67 strutture turistiche confiscate, 2.000 richieste di avvio di istruttorie antimafia relative al Pnrr, oltre 150 provvedimenti interdittivi emessi e circa 16.000 operazioni finanziarie sospette.
La vulnerabilità delle imprese turistiche
Il report mette in luce la vulnerabilità di oltre 7.000 imprese turistiche, che rappresentano circa il 14,2% delle realtà attive, a rischio di default economico. Le cause principali di questa fragilità? Crisi di liquidità e elevato indebitamento rendono molte aziende prede facili per le incursioni mafiose, che spesso presentano risorse ingenti da “ripulire”. La presenza di debiti erariali e l’uso di prestanome legati ai clan creano le condizioni per un crescente controllo delle mafie.
Questo allarmante quadro indica come le mafie non si limitino a fondo alle grandi operazioni di contrabbando o estorsione, ma investano in attività legali, approfittando della crisi economica e della mancanza di liquidità di molte imprese. Un contesto che non solo compromette l’integrità del settore turistico, ma mina anche la fiducia dei clienti e degli investitori.
Le regioni più a rischio: un focus sui dati
Dopo la Campania, altre regioni mostrano segnali di intensa infiltrazione mafiosa. Lombardia, Lazio, Puglia e Sicilia seguono in questa preoccupante classifica, con punteggi che superano i 100 punti. Per quanto riguarda la Lombardia, il punteggio di 119,3 è supportato da indicatori simili a quelli della Campania. Gli hotel e i ristoranti confiscati e le richieste di controlli antimafia segnalano una presenza persistente e dannosa.
Al contrario, alcune regioni presentano una minore vulnerabilità. Ad esempio, il Trentino Alto Adige, con 93,3 punti, e la Valle d’Aosta, con 90,6 punti, si collocano nel gruppo a rischio “basso”. Queste regioni beneficiano di una struttura economica più solida e di un monitoraggio attento delle attività economiche, riducendo così le possibilità di infiltrazione mafiosa. Tuttavia, non si può abbassare la guardia, poiché ogni settore può essere esposto a tentativi di penetrazione.
Le dichiarazioni degli esperti e il futuro del settore
Raffaele Rio, presidente di Demoskopika, ha espresso preoccupazione per la sicurezza del settore turistico italiano. Sottolinea come oltre 7.000 aziende siano vulnerabili e rischiano di diventare obiettivi per le mafie. La fragilità imprenditoriale, unita alle imminenti manifestazioni internazionali come le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e il Giubileo del 2025, potrebbe amplificare ulteriormente il rischio di infiltrazioni. L’attenzione dovrebbe rimanere alta, poiché l’infiltrazione della criminalità organizzata non è solo un problema locale, ma rappresenta una minaccia per l’intera economia italiana.
La consapevolezza di queste dinamiche, unitamente a strategie di controllo e interventi mirati, è fondamentale per prevenire che il settore turistico diventi un terreno fertile per attività illecite e per garantire un futuro sicuro e prospero per le imprese italiane.