La scrittrice Giulia Caminito, vincitrice del Premio Campiello 2021 con il romanzo “L’acqua del lago non è mai dolce”, riflette sulla Giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre e sull’urgente necessità di agire. Caminito esprime la sua frustrazione per la continua ondata di femminicidi e la mancanza di reazioni significative da parte dell’opinione pubblica. “Tante cose sono state fatte in questi anni, ma sembra non siamo sufficienti. Anche questa è la rabbia generale. Siamo inondati di casi atroci, terribili e non si fermano”, afferma.
La scrittrice ritiene che il recente omicidio di Giulia Cecchettin abbia toccato una corda particolarmente sensibile. “Credo che si debba un po’ cavalcare questa onda emotiva, perché anche in passato spesso grandi risposte popolari sono arrivate proprio da casi di cronaca. È un’onda emotiva che può veramente portare in qualche direzione, a qualche risposta”, sottolinea.
Caminito analizza il caso di Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex compagno, come un esempio rappresentativo delle difficoltà che gli uomini delle nuove generazioni affrontano. “Molto allo sbando, confusi, senza riferimenti, con la paura della solitudine, di non farcela, con la difficoltà di avere invece accanto delle donne che vanno avanti”, afferma. La scrittrice consiglia la lettura del libro “L’invincibile estate di Liliana” di Cristina Rivera Garza, che racconta il femminicidio subito dalla sorella dell’autrice, evidenziando le similitudini con il caso di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta.
Caminito ricorda che la lotta contro la violenza sulle donne è iniziata molti anni fa, ma ancora oggi le donne non si sentono al sicuro. “Erano gli anni ’70, credo il ’75-’76 quando c’è stata la prima manifestazione a Roma contro la violenza sulle donne con il famoso slogan: ‘riprendiamoci la notte’. È passato tanto tempo ma la notte non è ancora sicura per le donne e le ragazze”, spiega.
La scrittrice suggerisce di concentrarsi non solo sulle iniziative governative, ma anche su quelle provenienti dalla società civile, come i centri culturali, le biblioteche, i festival e i comitati di quartiere. “Una risposta anche culturale che arrivi dal comitato di quartiere, dagli spazi pubblici. Sarebbe molto importante”, afferma. Caminito sottolinea l’importanza di un’azione immediata, come l’approvazione di un disegno di legge di emergenza, ma avverte che è altrettanto cruciale destinare fondi adeguati alla formazione dei Centri antiviolenza e garantire che il programma scolastico sia supportato da professionisti competenti.
Caminito riconosce che siamo in una fase di transizione e che ci sono persone che cercano di ostacolare il progresso. Tuttavia, si dice incoraggiata dal fatto che anche gli uomini stiano iniziando a prendere posizione. “Questa volta anche i miei amici andranno in piazza il 25 novembre. È molto importante il dialogo su questi temi, aprire un dibattito, soprattutto nella scuola, per quanto riguarda i rapporti umani”, afferma.
Infine, la scrittrice si interroga sul ruolo dei media nei casi di omicidio che diventano grandi notizie. “Quanto protagonismo c’è dietro a un omicidio? Non ho una risposta definitiva, ma è una cosa da non sottovalutare”, conclude Caminito, che sta attualmente lavorando a un nuovo romanzo con un protagonista maschile.