Hamas utilizza da anni i Bitcoin e i circuiti crypto per ricevere donazioni. E’ notizia delle ultime ore lo stop grazie alla collaborazione con Binance, uno dei principali exchange di criptovalute, imposto dalle autorità israeliane a una serie di account più che sospetti. Si tratta però, come spesso accade su questo fronte, di un intervento parziale e tardivo.
Il Wall Street Journal scrive che prima dell’attacco del 7 ottobre a Israele, Hamas ha raccolto milioni di dollari in criptovalute e che l’analisi delle transazioni non faccia che confermare la grande difficoltà degli Stati Uniti e di Israele di limitare l’accesso di Hamas, ma anche di Hezbollah, al finanziamento internazionale.
Il finanziamento che passa dalla Zakat, la macchina dell’elemosina islamica
Una gigantesca massa di denaro si sposta da tutti i Paesi del mondo dove ci sono musulmani attraverso la Zakat, l’elemosina islamica che prevede che chi ha una ricchezza superiore ad un certo importo stabilito, noto come Nisab, debba versare il 2,5% di tale ricchezza per sostenere chi ne ha bisogno. Quale può essere la quota dell’intero ammontare della Zakat che viene distratta a favore di organizzazioni terroristiche? E quale, nello specifico, verso Hamas? Se lo chiedono, da sempre, gli apparati anti terrorismo in tutto il mondo. In Italia si è più volte interessata del fenomeno la Guardia di Finanza, giungendo alla conclusione che la finanza islamica resta un territorio difficilmente espugnabile da chi controlla, perché le somme destinate alla Zakat non vengono registrate in bilancio e quindi restano irrintracciabili e perché tutte le registrazioni contabili sono distrutte appena completate le transazioni.
Cos’è e come funziona la Zakat, le istruzioni ai musulmani italiani
La ricerca Zakat su Google restituisce tra i primissimi risultati la pagina di Islamic Relief Italia, una Ong internazionale, con la dicitura: ‘Donazioni Zakat 2023 – Paga la tua Zakat online’. In primo piano, nella home page, il banner ‘dona ora’ e un testo che spiega il significato della Zakat. “La parola Zakat significa ‘purezza’ o ‘purificare’ e rappresenta la carità che tutti i musulmani, sufficientemente benestanti, devono compiere al fine di purificare la loro ricchezza.
Insieme alla preghiera, al digiuno, al pellegrinaggio (Hajj) e alla fede in un Dio e nel Suo Messaggero (Profeta Muhammad), la Zakat costituisce uno dei cinque pilastri fondamentali dell’Islam. Ogni uomo o donna musulmano/a e adulto/a che possiede una ricchezza superiore ad un certo importo stabilito, noto come Nisab, deve versare il 2,5% di tale ricchezza come Zakat”. I musulmani idonei “versano la Zakat una volta all’anno, dopo che è trascorso un anno lunare (islamico) dal superamento del Nisab (soglia stabilita di ricchezza)”. La Zakat di ogni musulmano “viene poi distribuita a coloro che soddisfano i criteri per riceverla. A Islamic Relief, la tua Zakat viene distribuita con la massima cura per garantire che i più vulnerabili, compresi i bambini, le persone colpite da guerre, malattie e disastri climatici, abbiano accesso all’aiuto di cui hanno bisogno”.
Il controllo del territorio a Gaza consente a Hamas di drenare fondi
Va evidenziato non solo che non c’è alcun legame, accertato o presunto, tra l’attività di Islamic Relief e Hamas, ma anche che il sostegno e l’aiuto umanitario per la popolazione palestinese resta una priorità . Il problema è la gestione del denaro che arriva a Gaza. E sembra altrettanto evidente, anche a chi si occupa di contrasto al terrorismo in Italia, che Hamas, grazie al controllo stretto sul territorio, tragga una parte del suo finanziamento attraverso la Zakat. (Di Fabio Insenga)