Expo 2030: Roma confida nel voto, si prospetta un ballottaggio

Una settimana cruciale per Expo 2030: Roma può arrivare al ballottaggio?

La corsa per ospitare l’Esposizione universale nel 2030 si avvicina al momento decisivo. Il direttore generale del comitato promotore per Roma Expo 2030, Giuseppe Scognamiglio, si trova a Parigi per gli ultimi preparativi prima del voto del 28 novembre presso il BIE (Bureau International des Expositions), dove verrà deciso chi tra Roma, Riad (Arabia Saudita) e Busan (Corea del Sud) ospiterà l’evento.

La giornata del 28 novembre sarà cruciale, con le presentazioni dei tre candidati a partire dalle 14. “Abbiamo venti minuti ciascuno per promuovere il nostro progetto con testimonianze, presenze e video che stiamo ancora definendo”, afferma Scognamiglio. Sui nomi dei testimonial, però, non si sbilancia: “Sono top secret perché non vogliamo dare vantaggi ai nostri concorrenti, ma avremo una star di fama internazionale”. Dopo le presentazioni, si procederà con il voto segreto. “Si farà il conteggio e verrà annunciato il Paese che si classificherà terzo. Al primo turno, potrebbe vincere chi raggiunge i due terzi dei 181 votanti, che si aggirano intorno ai 120 voti, ma secondo le nostre valutazioni nessuno li ha. Subito dopo si passerà al ballottaggio, dove basterà la maggioranza semplice, e verrà proclamato il vincitore. In serata, il BIE organizzerà un ricevimento in cui il vincitore annuncerà le iniziative successive”.

La partita si gioca a Parigi, dove si trovano tutti i delegati. Roma ha adottato una strategia vincente aprendo un ufficio nella capitale francese e incontrando i delegati. “Questa tattica ha portato alla vittoria di Belgrado contro Malaga nella recente competizione per l’assegnazione dell’Expo specializzato 2027”, spiega Scognamiglio. “Abbiamo imparato dall’esempio di Belgrado, che ha puntato molto sugli ultimi 40 giorni di campagna a Parigi anziché nelle capitali. Expo è importante, ma non per tutti. Ci sono Paesi, anche piccoli, che non hanno strategie precise e spesso sono i delegati a Parigi a decidere. La Spagna e Riad non hanno capito questo, e non sono presenti qui a Parigi. Seguendo l’esempio di Belgrado, stiamo facendo un’operazione che sposterà 30-40 voti”.

La situazione geopolitica del Golfo potrebbe influenzare il voto del BIE. “Senza dubbio, la crisi in corso nel Golfo è un fattore di instabilità”, afferma Scognamiglio. “In un clima così complicato, alcuni Paesi potrebbero porsi il problema di organizzare un evento in un’area del mondo così instabile. Questo tema influisce sicuramente sul voto”. Indipendentemente dall’esito, Scognamiglio chiederà all’organizzazione una riforma delle valutazioni delle fasi ispettive, in modo da tener conto dei valori dei candidati. “Se l’ispezione chiede di incontrare i rappresentanti delle minoranze e delle opposizioni in parlamento, e noi siamo in grado di farlo mentre altri Paesi no, come l’Arabia Saudita, questo dovrebbe fare la differenza fin dall’inizio. Non dovremmo partire da 0 a 0, ma da 5 a 0, e poi i Paesi voteranno”.

Nonostante la mancanza di unità tra i Paesi europei, Scognamiglio vede un lato positivo. “Alcuni Paesi europei che inizialmente avevano dichiarato di votare per altri candidati stanno cambiando idea e alcuni hanno già detto che al ballottaggio voteranno per noi. Anche da Parigi è trapelato qualcosa in questo senso. Ma la cosa più importante è che per la prima volta la diplomazia europea ha invitato a sostenere la candidatura italiana come istituzione europea in modo proattivo. È stata data istruzione a tutte le rappresentanze della Commissione europea nel mondo di fare campagna insieme a noi. È una novità significativa che, spero, porterà a un’unità d’intenti nella prossima candidatura”.

Al momento, l’obiettivo principale è il voto del 28 novembre. “La politica nazionale e locale, anche di diversi schieramenti, sta lavorando insieme per raggiungere questo obiettivo”, conclude Scognamiglio.