La Procura di Milano si prepara a fare il punto sul caso Airbnb dopo il sequestro di oltre 779 milioni di euro disposto dal gip di Milano nei confronti della società di diritto irlandese e di tre ex manager. Domani mattina, si terrà una riunione con la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate per analizzare i documenti acquisiti e discutere del rientro dei capitali di cui si è chiesto il sequestro. Inoltre, si cercherà di trovare un accordo con l’Irlanda, Paese con una tassazione favorevole alle multinazionali, per risolvere la questione fiscale.
La Procura di Milano intende chiudere questa partita che vede contrapporsi le norme italiane e la piattaforma di locazione Airbnb. Attualmente, Airbnb ignora il decreto legge italiano che impone il pagamento della cedolare secca del 21% alla società di intermediazione di affitti brevi. La società sostiene di non essere soggetta a tale obbligo, affermando che questa scelta è “consapevole” e basata su criteri che la Procura definisce “alquanto evanescenti”. Secondo la Procura, l’obiettivo di Airbnb è evitare un potenziale aumento dei prezzi degli annunci e una perdita di quote di mercato a favore dei concorrenti.
L’indagine su Airbnb è iniziata con un controllo fiscale nel maggio 2022, riguardante i periodi d’imposta dal 2017 al 2021. Tuttavia, le accuse sono state estese fino al 2023. La Guardia di Finanza ha acquisito un documento interno denominato ‘Privilegiato e confidenziale’, che contiene un’analisi sugli effetti del decreto legge in questione. Secondo questa analisi, l’inosservanza delle disposizioni sulla comunicazione dei dati e sull’effettuazione della ritenuta potrebbe comportare un debito potenziale di oltre 200 milioni di euro per il periodo 2017-2018.
La Procura di Milano ha cercato di indagare sulla presunta evasione fiscale di vari colossi, tra cui Google, Booking, Meta e Amazon. Il sequestro dei beni di Airbnb è stato necessario per evitare che il profitto del reato possa aggravare o prolungare le conseguenze del reato stesso e agevolare la commissione di altri reati. La Procura sostiene che l’atteggiamento persistente di Airbnb nell’omesso versamento dell’imposta genera una chiara ipotesi di concorrenza sleale che altera pesantemente il mercato italiano delle locazioni brevi.
Inoltre, la Procura teme il pericolo della commissione di ulteriori reati, sia di natura fiscale che patrimoniale, derivanti dalla disponibilità del profitto del reato tributario. Questo denaro potrebbe essere reinvestito nella stessa attività commerciale, generando ulteriori reati per le annualità successive, oppure destinato ad altri tipi di investimenti finanziari o economici, rendendo più difficile l’identificazione dell’origine illecita dei fondi e potendo configurare reati di riciclaggio e autoriciclaggio.