Esplosione a Calenzano: inchiesta sulla tragedia che ha causato cinque morti e numerosi feriti

L’esplosione del deposito Eni a Calenzano il 9 dicembre ha causato cinque morti e 26 feriti, avviando un’indagine per omicidio colposo e violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro.
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L’esplosione che ha colpito il deposito di carburanti Eni a Calenzano il 9 dicembre ha scatenato un’indagine della Procura di Prato per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. La tragedia ha portato alla luce gravi violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro e ha lasciato la comunità colpita da un dolore inimmaginabile. In questo articolo, esploreremo le circostanze dell’incidente e le ipotesi che stanno emergendo nelle indagini.

Le condotte scellerate e le accuse in corso

Secondo la Procura, l’inchiesta ha rivelato “condotte scellerate” che potrebbero aver contribuito direttamente all’esplosione. I reati imputati comprendono l’omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e disastro colposo, come previsto dal codice penale. Le indagini sono guidate dal procuratore Luca Tescaroli, il quale ha evidenziato la gravità della situazione in cui sono state accertate mancanze significative nelle procedure operative. In particolare, le autorità stanno indagando sul comportamento del personale presente nel deposito durante l’incidente, sottolineando che le mancanze di sicurezza sarebbero state chiare e ben comprese.

In effetti, la Procura sta esaminando se siano state rimosse o ignorate misure di sicurezza durante le operazioni di carico proprio nel momento in cui è avvenuta la manutenzione di una linea di benzina. In questo contesto, si sottolinea che la sicurezza dovrebbe essere sempre la priorità, specie in ambienti a rischio come quelli che gestiscono sostanze infiammabili.

Ricostruzione dei fatti: l’esplosione e le prime ipotesi

L’esplosione ha avuto luogo nell’area di carico del deposito Eni e ha causato la morte di cinque persone e ferite a 26 individui, di cui tre in condizioni gravissime. Le prime indagini hanno ipotizzato che un’errata gestione delle procedure di sicurezza possa aver condotto a una fuoriuscita di carburante. Un testimone, in particolare, ha riportato di aver percepito un forte odore di carburante prima dell’esplosione, facendo sospettare che “qualcosa di grave stesse accadendo.”

Il procuratore Tescaroli ha già effettuato sopralluoghi nel deposito sequestrato per capire meglio la situazione delle attrezzature e delle procedure in uso al momento dell’incidente. È fondamentale appurare la tempistica delle operazioni di manutenzione e se ci fosse un nesso diretto tra queste e l’evento disastroso. In aggiunta, sono state eseguite perquisizioni negli uffici Eni e nella Sergen srl – la ditta di Grumento Nova che stava operando nell’area – per raccogliere ulteriori prove.

L’ipotesi principale e gli sviluppi delle indagini

Le indagini hanno preso una piega più specifica quando un testimone ha segnalato la presenza di liquido sul posto del disastro. Questa informazione ha indirizzato gli inquirenti verso l’ipotesi che la fuoriuscita di carburante sia stata la causa scatenante dell’esplosione. I consulenti tecnici nominati stanno analizzando la situazione e confrontando i dati raccolti con le testimonianze dei feriti e dei sopravvissuti.

Con l’avvicinarsi delle autopsie nelle prossime settimane, la Procura potrebbe avviare l’attribuzione di nomi alle ipotesi di reato, accertando chi possa essere ritenuto responsabile a livello giuridico. Un aspetto interessante concerne il ruolo della Sergen srl: un testimone ha affermato che “i lavoratori stavano eseguendo operazioni che implicavano la rimozione di valvole e tubi, essenziali per garantire la sicurezza della linea di carburante.”

Preoccupazioni sulla sicurezza e possibili negligenze aziendali

La sicurezza in ambienti di lavoro come quello di apparenti semplici operazioni di carico è di primaria importanza. Le comunicazioni tra uno degli autotrasportatori coinvolti, Vincenzo Martinelli, e la sua azienda mettono in evidenza preoccupazioni sulle condizioni di sicurezza percepite nel deposito. Il suo messaggio di allerta riguardo “continue anomalie” può rivestire un valore determinante nelle indagini, evidenziando la necessità di una sorveglianza più accorta delle pratiche operative.

Nel tentativo di chiarire le responsabilità, l’esperto Ris dei carabinieri ha eseguito un sopralluogo. Gli accertamenti devono ora volgere a chiarire se le norme di sicurezza siano state sistematicamente ignorate e le conseguenze di tali mancanze, sia per i lavoratori che per la comunità circostante. Una serie di eventi complessi si stanno svolgendo in merito alla tragedia, e coloro che sono stati gravemente colpiti meritano chiarezza e giusta giustizia.

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