Epatite C: L’emergenza della sanità pubblica e la sfida dello screening in Italia

L’epatite C è una grave sfida per la salute pubblica in Italia, con 200.000 portatori inconsapevoli. Urgente un potenziamento dello screening e politiche sanitarie efficaci per l’eradicazione entro il 2030.
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L’epatite C rappresenta una delle più gravi problematiche di salute pubblica a livello globale. Con milioni di persone infettate, la lotta contro questo virus necessita di interventi sistematici e di uno screening efficace. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 80 milioni di individui nel mondo convivono con il virus dell’epatite C , un dato che corrisponde a circa l’1,1% della popolazione mondiale. In Italia, si stima che ci siano circa 200.000 portatori inconsapevoli del virus, rendendo fondamentale l’impegno per un’azione incisiva che porti all’eradicazione della malattia entro il 2030.

La situazione attuale dell’epatite C in Italia

Il contesto italiano evidenzia una situazione che richiede attenzione. Nonostante gli sforzi compiuti finora, l’epatite C continua a rappresentare una sfida significativa. Ivan Gardini, presidente dell’Associazione EpaC-Ets, ha recentemente espresso preoccupazioni riguardo all’attuale stato dello screening per l’HCV in occasione di un incontro a Roma intitolato ‘Epatite C: Obiettivo eliminazione, il momento è adesso’. Gardini ha sottolineato l’urgenza di trasformare lo screening da un approccio sperimentale a uno strutturale, evidenziando che ogni anno è necessario lottare per tener viva questa importante iniziativa. La scadenza del 31 dicembre 2024 per lo screening mette a rischio progressi già ottenuti e solleva interrogativi cruciali sul futuro delle politiche sanitarie italiane.

Le critiche ai provvedimenti governativi

Il governo italiano ha recentemente rifiutato un emendamento a costo zero volto ad ampliare la popolazione e le fasce di età a rischio. Questo rifiuto ha alimentato il dibattito sulla reale intenzione delle autorità nel combattere l’epatite C. Gardini ha sollevato interrogativi sulle strategie nazionali riguardanti HCV, HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili, chiedendo un coinvolgimento attivo dei parlamentari per promuovere emendamenti costruttivi. Secondo Gardini, è essenziale che l’epatite C venga riconosciuta come una priorità nazionale per avviare un’efficace prevenzione. La comunità dei pazienti e i professionisti del settore sanitario attendono quindi risposte chiare e un impegno concreto.

Il ruolo delle Regioni e le sfide per il futuro

Gardini ha inoltre invitato le Regioni italiane a svolgere un ruolo attivo nella questione, chiedendo chiarezza sui fondi e l’utilizzo dei test di screening. Esprime preoccupazione per il numero limitato di infezioni sconosciute, stimato attorno a 13.000, mentre si sospetta che molte altre potrebbero passare inosservate, specialmente tra popolazioni a rischio come i detenuti e coloro che si rivolgono ai servizi per le dipendenze. Gardini ha suggerito la possibilità di identificare ulteriori 100.000 infezioni, evidenziando quindi l’urgenza di una campagna di sensibilizzazione su larga scala e di un miglioramento dell’accesso ai test.

Tra le Regioni più attive nel promuovere lo screening per l’HCV, spiccano l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto. Questi esempi virtuosi possono servire da modello per altre regioni, ponendo l’accento sull’importanza di un approccio coordinato e integrato per affrontare la sfida rappresentata dall’epatite C. La salute pubblica richiede azioni decisive e un’attenzione costante per evitare che questa malattia continui a rappresentare una minaccia in Italia e nel mondo.