Nell’imminenza delle elezioni presidenziali del 5 novembre, il panorama politico americano si fa sempre più incandescente. I candidati Kamala Harris e Donald Trump si trovano in una corsa serrata, con risultati che evidenziano una situazione di perfetta parità in alcuni stati chiave. Gli ultimi sondaggi rivelano uno stallo significativo, con potenziali implicazioni che potrebbero condurre la questione all’attenzione della Corte Suprema. L’articolo fornisce un’analisi approfondita sulle dinamiche degli stati contestati, sugli scenari legali possibili e sulle conseguenze di questo testa a testa tra i due candidati.
I recenti sondaggi, inclusi quelli condotti da The Hill e Emerson College Polling, indicano che Kamala Harris e Donald Trump sono appaiati con il 49% dei consensi in stati cruciali come il Michigan e il Wisconsin. Per quanto riguarda il Georgia, il North Carolina e la Pennsylvania, Trump possiede un leggero vantaggio di un punto percentuale, mentre in Arizona il vantaggio cresce a due punti. In contrasto, Harris ha un margine di due punti di vantaggio in Nevada.
Questa parità di consensi suggerisce un’elevata incertezza riguardo al risultato finale delle elezioni. La competizione è talmente agguerrita che si intravede la possibilità che le decisioni finali necessitino un giudizio della Corte Suprema, simile a quanto avvenne nel celebre caso “Bush vs Gore” nel 2000. Anche se attualmente non ci sono indicatori certi di un simile scenario, il coinvolgimento della Corte più alta del paese potrebbe diventare essenziale per dirimere eventuali controversie legate al voto.
Politico ha delineato tre scenari nei quali la Corte Suprema potrebbe trovarsi a dover operare, ognuno dei quali presenta rischi e opportunità di grande rilevanza per l’esito delle elezioni.
Il primo scenario è relativo a una sentenza che potrebbe riguardare una legge elettorale statale specifica. In North Carolina, sono stati già presentati diversi ricorsi contro il processo di registrazione degli elettori e il voto per corrispondenza. La questione principale riguarda un ricorso presentato dai Repubblicani, il quale cerca di escludere 225.000 elettori dai registri. Questa causa, ora sotto l’occhio di una corte federale, potrebbe avere conseguenze significative sull’equità del processo elettorale. Recentemente, la Corte ha anche rifiutato di ascoltare un caso proveniente dalla Pennsylvania, che verteva su simili questioni di registrazione.
Il secondo scenario si focalizza sul potenziale intervento della Corte Suprema dopo il termine delle elezioni. In base a un’ipotetica situazione, potrebbe accadere che uno stato non comunichi la certificazione dei ‘grandi elettori‘ nei tempi stabiliti dalla legge. A seguito degli eventi del 6 gennaio 2021, il Congresso ha approvato nuove normative che confermano l’obbligo di rispettare le scadenze di notifica. Se una commissione elettorale, ad esempio in Georgia, decidesse di non certificare il risultato del voto per favorire la posizione di Trump, si creerebbe la possibilità di un contenzioso legale davanti alla Corte Suprema, invocando normative storiche come l’Electoral Count Act.
Infine, il terzo scenario contempla un coinvolgimento della Corte Suprema alla conclusione della certificazione dei voti elettorali da parte del Congresso nel gennaio 2025. Sebbene tale eventualità sia considerata poco probabile e rischiosa, essa rimane una possibilità giuridica. La legge federale consente a un quinto dei membri di Senato e Camera di presentare obiezioni nei confronti della validità dei voti. Esse possono essere giustificate da ragioni che includono la qualifica degli elettori e la regolarità delle votazioni. Nel caso di una vittoria di Trump, i Democratici potrebbero intraprendere azioni legali per argomentare che l’elezione non rispetta i criteri di idoneità stabiliti dalla legislazione, creando ulteriori complicazioni giuridiche per un’eventuale conferma del repubblicano.
Il clima politico rimane pertanto incerto e carico di tensione, mentre gli elettori e le autorità elettorali si preparano per la giornata cruciale del 5 novembre. La figura della Corte Suprema, pur essendo spesso sopita nel dibattito elettorale, potrebbe riemergere come protagonista cruciale in questa competizione avvincente.
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