Secondo la coordinatrice del comitato accademico Icch, Stefania Romenti, i cittadini distinguono tra attivismo sociale e attivismo politico da parte delle imprese. L’attivismo sociale riguarda questioni importanti per l’opinione pubblica che non sono divisive e sulle quali ci si aspetta che le imprese prendano una posizione. Al contrario, l’attivismo politico si verifica quando le imprese si schierano contro governi o partiti politici, e questo può essere rischioso. Romenti afferma che le imprese devono fare scelte ponderate in questo caso.
Il Corporate Activism è diventato un tema rilevante nel mondo aziendale contemporaneo, e sempre più aziende assumono un ruolo attivo nel promuovere il cambiamento sociale, politico ed ambientale. Questo fenomeno è una risposta alle crescenti aspettative del pubblico nei confronti delle imprese e alla consapevolezza del loro impatto sulla società. Le aziende assumono un impegno sociale e politico al di là delle loro responsabilità aziendali tradizionali.
Secondo Romenti, è fondamentale che le iniziative di attivismo siano coerenti con i valori fondamentali dell’impresa, in linea con ciò in cui l’impresa ha sempre creduto nella sua storia. La coerenza è un elemento che fa la differenza agli occhi dei cittadini, che possono percepire un’impresa come ipocrita o poco sincera in assenza di questa coerenza.
In base alla ricerca presentata durante l’evento a Milano, negli Stati Uniti le tematiche principali di interesse per l’attivismo aziendale includono la criminalità, la diversità e l’inclusione. In Italia, invece, il primo posto è occupato dalla povertà delle famiglie italiane e dal basso reddito. La professoressa Romenti sottolinea anche l’importanza di temi come il cambiamento climatico e l’accesso alle cure per tutti i cittadini, che sono diventati sempre più rilevanti nell’ultimo anno.