In una corposa informativa consegnata alle mani della Procura di Roma, emergono dettagli sulla presunta responsabilità di Mario Vanacore, figlio del portiere dello stabile in cui Simonetta Cesaroni fu uccisa nel 1990. Tuttavia, i giudici esprimono “forti perplessità” sulla validità delle ipotesi, chiedendo l’archiviazione del caso il 13 dicembre scorso. Vanacore, intervistato da La Stampa, si difende affermando: “L’unica volta che ho visto Simonetta Cesaroni era morta”.
I Carabinieri indicano Mario Vanacore come il principale sospettato nell’omicidio di Simonetta Cesaroni nel 1990. Secondo la loro ricostruzione, Vanacore avrebbe tentato di violentare la giovane, ma lei si difese ferendolo. Successivamente, Vanacore l’avrebbe colpita violentemente, causando la sua morte. I genitori di Vanacore, Pietrino e Giuseppa De Luca, sono accusati di coprire le responsabilità del figlio, fornendo informazioni ingannevoli agli investigatori.
In risposta alle accuse, Mario Vanacore respinge le affermazioni, sostenendo che la sua posizione era già stata archiviata in passato. Afferma di essere stato con suo padre e la matrigna nel momento dell’omicidio di Simonetta e di aver presentato un esposto per calunnia e diffamazione. Vanacore aggiunge che la sua famiglia è stata ingiustamente presa di mira e che la sua posizione era stata esclusa tempo fa.
Nonostante le indicazioni dei Carabinieri, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del fascicolo, definendo le ipotesi come “suggestioni” che non consentono di superare le “forti perplessità” sulla fondatezza del quadro ipotetico delineato. La richiesta di archiviazione è stata presentata il 13 dicembre 2023, due anni dopo l’apertura del fascicolo in seguito a un esposto della famiglia di Simonetta Cesaroni.
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